Clochard muore bruciato mentre dormiva, benzinaio confessa di averlo ucciso per gelosia (video)

Clochard muore bruciato mentre dormiva, benzinaio confessa di averlo ucciso per gelosia (video)
11 marzo 2017

Un clochard muore bruciato mentre dormiva. Un uomo gli ha rovesciato addosso un secchio di liquido infiammabile dandogli fuoco. La vittima si chiamava Marcello Cimino aveva 45 anni. Mentre Giuseppe Pecoraro (foto), anch’egli 45enne, ha confessato di averlo ucciso. Il benzinaio dopo essere stato messo sotto torchio dagli uomini della Mobile è crollato e ha ammesso le sue colpe. Dietro l’omicidio c’è la gelosia che l’assassino provava per la vittima che aveva allacciato una relazione sentimentale con la sua compagna. Un’esecuzione brutale ripresa dalle telecamere. Cimino da qualche periodo trascorreva le notti in un rifugio della Missione di San Francesco dei Cappuccini di Palermo. Ed è lì, davanti alla mensa, che è morto verso l’una della notte scorsa. Quando sono arrivati i vigili del fuoco non c’era più niente da fare. Cimino è morto con il corpo completamente bruciato. “Alla fine ha confessato, ha compiuto questo gesto per futili motivi. Riteneva che il clochard insidiasse la sua donna – ha detto il capo della Squadra Mobile, Rodolfo Ruperti -. Non era in casa e lo abbiamo trovato che vagava in strada. Si era tagliato la barba e aveva provato ad occultare – ha continuato – diverse bruciature, tra cui una vistosa alla mano. Inizialmente ha sostenuto di essersi bruciato con la macchinetta del caffe'”.

Cimino e Pecoraro avevano gia’ avuto un alterco ieri intorno alle 19. Decisive le indagini classiche e l’esame attento delle immagini di videosorveglianza e le testimonianze raccolte a riscontro. Una vita strana quella di Cimino. Era stato lui stesso ha decidere di vivere da barbone. Una vita complessa, con molte zone grigie. Certamente difficile. Eppure aveva una casa e una famiglia che da poco aveva abbandonato. “Solo un mostro può bruciare viva una persona”. E’ lo sfogo di Iolanda, la moglie di Cimino, raccontando che il marito “aveva una casa, ma da tempo aveva deciso di vivere dai cappuccini dove si trovava bene”. Se ne era andato lui di casa un anno e mezzo fa “perché aveva qualche vizio – ha aggiunto la moglie – e aveva preferito andare via per il bene della famiglia”. E, nonostante ciò, continuava ad avere Rapporti con la moglie e le figlie, due ragazze, entrambe minorenni che come ha ricordato ancora la moglie, “aveva sentito pochi giorni fa, e per l’ennesima volta, le ragazze gli avevano chiesto di tornare a casa”. Irrompe il grido di dolore di una delle due figlie: “Papà, papà, non ci credo che sei morto. Perché lo hanno fatto? Non meritavi di fare questa fine”. Una storia strana, certo drammatica, ma strana. Cimino aveva una casa, una famiglia e dei figli che continuavano a chiedergli di tornare da loro, ma lui preferiva la vita da barbone. “Mio padre era una persona buona – ha detto ancora la figlia con voce spezzata – Lo avevamo sentito con mia sorella ancora la scorsa settimana. E anche questa volta, gli avevamo chiesto di tornare a casa”.

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Ma a Cimino “stava bene” dormire al rifugio dei cappuccini, come se non volesse “condizionare” la sua famiglia da chissà cosa. Aveva anche una sorella che le voleva bene. “Sangue mio…, come hanno potuto farti questo? Mio fratello era una brava persona. Non meritava di essere bruciato vivo. Chi l’ha ucciso non è una persona umana”, ha detto la sorella di Marcello, Patrizia Cimino. “Indignazione” e “presa di distanza” per la barbarie avvenuta a Palermo, arrivano dall’arcivescovo del capoluogo siciliano, monsignor Corrado Lorefice. “E’ impensabile che un uomo sia capace di un gesto così efferato – ha affermato mons – E’ terribile pensare fino a che un uomo è capace di spingersi, e di fare un gesto di questo genere. Vuol dire che il cuore degli uomini sta diventando di pietra, perde la propria identità. Mimmo Scafidi, responsabile della Missione San Francesco dei frati minori Cappuccini lo conosceva di vista. “Mi aveva colpito per la sua gentilezza – ha detto -. Era una persona cortese, disponibile, sempre pronta ad aiutare i volontari e a dare una mano quando occorreva. Non ho mai visto in lui segni di atteggiamenti violenti”. La Missione di San Francesco dei Cappuccini di Palermo ha chiuso per lutto e riaprirà lunedì.

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