Consulta, per cambio sesso non necessario intervento chirurgico

Consulta, per cambio sesso non necessario intervento chirurgico
6 novembre 2015

“La Corte costituzionale, con sentenza n. 221/2015 depositata ieri ha statuito che per la rettificazione degli atti anagrafici non è necessario l’intervento di adeguamento degli organi riproduttivi o la sterilizzazione chirurgica della persona transessuale”, lo sottolinea una nota dell’associazione radicale ‘Certi diritti’. La Consulta infatti – prosegue la nota – ha affermato “l’esclusione del carattere necessario dell’intervento chirurgico ai fini della rettificazione anagrafica appare il corollario di un’impostazione che, in coerenza con supremi valori costituzionali, rimette al singolo la scelta delle modalità attraverso le quali realizzare, con l’assistenza del medico e di altri specialisti, il proprio percorso di transizione, il quale deve comunque riguardare gli aspetti psicologici, comportamentali e fisici che concorrono a comporre l’identità di genere”. “Si tratta del miglior risultato che ci potevamo attendere”,. ha commentato l’avvocato Alexander Schuster, difensore delle tre persone trans che sono protagoniste di altrettanti giudizi pendenti avanti la Corte costituzionale.

Ad avviso dell’avvocato Massimo Clara, che ha steso la memoria presentata da ‘Certi diritti’, “la Consulta, ancora una volta, garantisce un diritto: per la rettifica del sesso l’intervento chirurgico non è necessario, ma è solo un mezzo, se lo si ritiene, per il miglior benessere psicofisico della persona. Con la sentenza 221 si riconosce il diritto di ogni cittadino di scegliere per sé il procedimento medico ritenuto opportuno; e si conferma che l’attribuzione di sesso non dipende dalle caratteristiche ‘fisiche’, ma al contrario dall’autoriconoscimento della persona”. Per Yuri Guaiana, segretario di ‘Certi Diritti’, “nel giorno di apertura del nostro IX Congresso ad Arezzo siamo felicissimi di poter festeggiare questo successo della nostra strategia: la Consulta dice finalmente una parole definitiva che supera le sentenze contraddittorie dei vari tribunali italiani (Roma, Rovereto, Siena e Napoli interpretavano già la legge 164 del 1982 nel senso di non considerare obbligatorio alcun intervento chirurgico, mentre altre Corti, tra cui Vercelli e Bologna, andavano nella direzione opposta) e ristabilisce un minimo di certezza del diritto su un tema così fondamentale come il diritto all’identità di genere”.

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