Coronavirus, perché è impossibile predire il picco

Coronavirus, perché è impossibile predire il picco
20 marzo 2020

Continuano in un gruppo Facebook di soli medici dedicato al Covid-19 le drammatiche testimonianze dalle zone più colpite dal Coronavirus, soprattutto la provincia di Bergamo. Si segnalano pazienti con sospetta polmonite da Covid-19 ricoverati solo quando la saturazione scende all’85%. Cioè pazienti gravi, con dispnea (fame d’aria) molto forte: in condizioni normali verrebbero ricoverati già al 92/93%. Chi non presenta quindi un grave indice di saturazione non viene sottoposto al test del Coronavirus, perché non essendo stato ricoverato è costretto a rimanere a casa e si ritrova spesso a contatto con altri familiari, che a loro volta vengono contagiati. Sono stati segnalati casi di pazienti morti in casa senza che sia stato loro effettuato il test del Coronavirus.

Lo ha confermato in questi giorni anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che ha denunciato un numero di decessi superiore a quelli che vengono registrati negli ospedali. “La gente – ha detto – muore a casa e non viene registrata”. Una situazione drammatica sul campo e che non consente di avere fotografia reale del contagio. “I dati stanno diventando sempre meno affidabili” spiega sul suo profilo Facebook l’ingegnere biomedico Matteo Vissani, che analizza con cadenza giornaliera l’andamento del contagio attraverso i numeri ufficiali. “Se i dati diventano meno affidabili – prosegue – diventa sempre più difficile comprendere quello che sta succedendo e figuriamoci fare previsioni. Quindi quando sentite mille numeri sul probabile picco, prendeteli con la giusta considerazione”.

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Il numero dei contagiati, spiega Vissani, dipende dal numero di test effettuati: “Il problema è che ogni regione fa come vuole. Ci sono Regioni che tamponano a tappeto come il Veneto e altre che tamponano solo i sintomatici. C’è chi tampona solo i casi gravissimi (Lombardia) e chi quasi nessuno. Ormai abbiamo tutti accettato che il numero fornito dalla Protezione Civile rappresenta solo una frazione del problema reale e a tal proposito modelli matematici suggeriscono che il numero di infetti reale sia circa 5-10 volte quello dichiarato”. Un multiplo confermato anche da uno studio di Science, citato pochi giorni fa dalla rivista di informazione medica Medscape, secondo cui sei casi su sette nel mondo non sono documentati, per una stima totale di casi nel mondo di un milione di persone contagiate. Anche il numero di ricoverati in terapia intensiva risente della capacità del sistema sanitario di rispondere alle richieste.

“È fortemente vincolato dalla disponibilità del sistema sanitario, cioè dal numero dei posti letto. Questo numero non potrà mai crescere tantissimo perché il personale sanitario sarà costretto a selezionare man mano sempre più i pazienti per la terapia intensiva favorendo quelli con maggior speranza di recupero. Tuttavia, è un dato molto utile per capire quanto margine d’azione ha il nostro sistema sanitario”, sostiene Vissani. Infine il numero dei morti, che “in linea teorica dovrebbe essere piuttosto affidabile. Ultimamente sta perdendo affidabilità soprattutto in Lombardia dove la situazione è disperata. Ci sono persone che muoiono in casa e non vengono conteggiate perchè non hanno fatto il tampone prima. Ci sono ormai anche problemi nella comunicazione di questi numeri per via della loro entità”.

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