Dal 2008 Forza Italia ha perso 9 milioni di elettori

Dal 2008 Forza Italia ha perso 9 milioni di elettori
25 novembre 2014

di Carlantonio Solimene

Il lunedì dei lunghi coltelli. La debacle elettorale di Forza Italia, ridotta in Emilia e Calabria a percentuali da partito in estinzione, riaccende uno scontro nel partito solo apparentemente spento nell’ultimo ufficio di presidenza. E non è un caso che tra i primi ad accendere la miccia sia quel Raffaele Fitto che da almeno un mese guardava con ansia alla data delle Regionali. Ma ridurre il malcontento al solo europarlamentare sarebbe fuorviante. Perché a lanciare grida d’allarme all’indomani di una chiamata elettorale che ha visto gli azzurri raccogliere appena 200mila voti su un totale di 5 milioni di elettori chiamati alle urne (nel 2008 nelle stesse Regioni il Pdl aveva raccolto 1.250.000 consensi), sono anche esponenti azzurri meno “eterodossi”. Da Maurizio Gasparri a Michaela Biancofiore per arrivare al Mattinale (leggasi Renato Brunetta). Tutti a chiedere un rinnovamento basato non sui casting ma sulla democrazia. E a invocare l’addio al funesto (in fatto di consensi) Patto del Nazareno. Ed è proprio questo il cruccio maggiore di Silvio Berlusconi. Col passare del tempo le condizioni dell’accordo (e la fiducia riposta in Renzi) sono andate via via peggiorando. Ma l’esito delle urne – col trionfo di Salvini e la tenuta di Alfano in Calabria – riduce ancor di più i margini di manovra.

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Il Patto resta l’unico antidoto all’irrilevanza, ma tenere insieme il partito su questa linea è sempre più difficile. È su questo difficilissimo equilibrio che si gioca la sfida dell’ex premier, descritto dai fedelissimi come furioso per la debacle ma soprattutto per il fuoco amico. Per ora ufficialmente tace, ma già oggi il comitato di presidenza convocato alle 15 a Palazzo Grazioli (foto) sarà l’occasione per un bilancio. “Dalle Europee a oggi, abbiamo perso 6 mesi” ha scritto Fitto a urne chiuse. “A questo punto – ha continuato – mi pare il minimo azzerare tutte le nomine, per dare il via a un vero rinnovamento. Basta con le nomine. Basta coi gruppi autoreferenziali che hanno determinato mesi di politica e comunicazione inefficaci e prive di credibilità. E soprattutto basta con una linea politica incomprensibile, ambigua, che oscilla tra l’appiattimento verso il governo nei giorni pari, e gli insulti al governo in quelli dispari”. I toni sono più morbidi rispetto allo sfogo di Maurizio Bianconi, ma il senso è lo stesso. Nel corso del pranzo di riappacificazione a Palazzo Grazioli, Fitto aveva concesso pieni poteri a Berlusconi nel trattare con Renzi sul Patto, ma in cambio aveva ottenuto la garanzia di un incontro per disegnare insieme il rinnovamento del partito. Quell’incontro, previsto la settimana scorsa, è saltato a causa del ricovero di Berlusconi. Ma ora l’europarlamentare si aspetta un segnale. Magari già oggi a Grazioli. Altrimenti, la manifestazione che ha organizzato per giovedì – e che avrebbe dovuto trattare solo temi economici – potrebbe trasformarsi in un altro j’accuse. I nervi, insomma, restano tesissimi.

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A Fitto dà man forte Daniele Capezzone: “Occorre scegliere un percorso autenticamente rifondativo. Le stesse cose che diciamo essere necessarie per il Paese dobbiamo avere il coraggio di farle per noi stessi: non bastano le “aspirine”, serve uno choc, una vera e propria rifondazione”. E così Giovanni Toti, identificato – a torto o a ragione – come il volto della fallimentare strategia degli ultimi mesi, si trova costretto per il secondo giorno di fila a replicare: “Quelle che oggi accusano – dice – sono tutte persone che hanno fatto anche i ministri. Poi ci interrogheremo negli organi interni al partito, ma non si tratta di puntare il dito, soprattutto da parte di chi è dirigente da anni. Ognuno si assuma la sua fetta di responsabilità e tutti insieme cerchiamo la strada per risolvere i problemi”. Il problema, per i fedelissimi di Berlusconi, è che ora le proteste si alzano da un’area molto più vasta di quella riconducibile ai fittiani: “Abbandonare posizioni chiare in materia di immigrazione e famiglia – spiega Gasparri – è stato un errore, l’ho detto in tempi non sospetti”. E nel mirino ci finiscono anche i “casting”: “Il rinnovamento è necessario – continua il vicepresidente del Senato – ma senza dar luogo a improvvisazioni. Berlusconi vuole volti nuovi? Gli porterò Galeazzo Bignami, che a Bologna ha preso 10mila voti. A Berlusconi daremo nomi accompagnati
dal numero dei voti, non solo da curricula e foto”. Mentre Michaela Biancofiore parla di una Forza Italia che “va rifondata, anzi clonata da quella del ’94. E la classe dirigente che ha sperperato 6 milioni di voti deve fare un passo indietro”. Nel lunedì più nero degli ultimi mesi, i classici inviti a stringersi intorno al Presidente si contano sulle dita di una mano.

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