Diciotti, la Cassazione: “Risarcite i migranti”. È bufera: “Sentenza vergognosa”

Colpo di scena sul caso Diciotti: le Sezioni Unite della Cassazione hanno dato il via libera al risarcimento per un gruppo di migranti bloccati per dieci giorni, dal 16 al 25 agosto 2018, sulla nave della Guardia Costiera nel porto di Catania. All’epoca, l’ordine di non farli sbarcare arrivò dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ora il governo è condannato a pagare per i danni non patrimoniali, con la palla che passa a un giudice per stabilire quanto. Una sentenza storica che fa riesplodere le polemiche sull’immigrazione e accende lo scontro tra politica e toghe.
Dieci giorni sospesi in mare
Estate 2018: la Diciotti salva al largo di Lampedusa un gruppo di migranti in pericolo. Ma una volta arrivata a Catania, la nave resta ferma: Salvini, allora al Viminale, chiude i porti e chiede all’Europa di farsi carico dei profughi. Niente da fare: per dieci giorni, tra caldo e condizioni difficili, i migranti – inclusi donne e minori – restano a bordo. Solo il 25 agosto arriva il via libera allo sbarco. Un caso che scuote l’Italia e finisce in tribunale.
La Cassazione: “Soccorso in mare sopra tutto”
I supremi giudici non hanno dubbi: “L’obbligo di soccorso in mare è una regola sacra, più forte di qualsiasi accordo contro l’immigrazione clandestina”. Scrivono che il blocco non era un atto politico intoccabile, ma una decisione amministrativa, e come tale doveva rispettare leggi e diritti. “Dieci giorni di attesa? Una privazione di libertà illegittima”, sentenziano, aprendo la strada ai risarcimenti. Il messaggio è chiaro: i diritti umani non si negoziano, neanche per ragioni politiche.
Salvini indagato, ma niente processo
Il caso aveva già fatto rumore sul fronte penale. Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio mise sotto inchiesta Salvini e il suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi (oggi ministro dell’Interno) per sequestro di persona. Il fascicolo passò a Catania, dove la Procura chiese l’archiviazione. Ma il Tribunale dei ministri disse no e chiese al Senato di processare il leader della Lega. Era il 2019, governo M5S-Lega: Palazzo Madama blindò Salvini, stoppando tutto. Ora, però, il civile cambia le carte in tavola.
Salvini: “Vergogna, paghino i giudici”
La politica si infiamma. Salvini va all’attacco: “Sentenza vergognosa, un’invasione di campo. Difendevo i confini, contrastavo i trafficanti: ora i cittadini devono pagare? Che i giudici aprano le loro case ai clandestini!”. La premier Giorgia Meloni non ci sta: “Un principio risarcitorio assurdo. Con i soldi degli italiani onesti dobbiamo risarcire chi è entrato illegalmente? Frustrante”. Il Guardasigilli Carlo Nordio avverte: “Se ogni migrante chiede soldi, le casse dello Stato crollano”. Piantedosi, cauto: “Rispetto la sentenza, ma non la condivido”.
L’opposizione: “Giustizia è fatta”
Di tutt’altro avviso la sinistra. Ilaria Cucchi (Avs) esulta: “Sentenza storica, lo Stato paghi subito. Basta bufale sui soccorsi in mare”. Un migrante eritreo, G.M.K., tramite il suo avvocato Alessandro Ferrara, tira un sospiro di sollievo: “Non voglio soldi, voglio giustizia. Ci hanno trattato come criminali senza motivo”. L’avvocato rincara: “I diritti umani valgono per tutti, punto”.
Toghe: “Basta insulti”
Le critiche al vetriolo fanno reagire la magistratura. La presidente della Cassazione Margherita Cassano contrattacca: “Criticare sì, insultare no. La separazione dei poteri è intoccabile”. Il Csm e l’Anm si schierano: “Le sentenze si rispettano, stop agli attacchi. La Costituzione è di tutti”. E spunta l’ipotesi di una pratica a tutela dei giudici.
Un caso che spacca l’Italia
La sentenza Diciotti non è solo una questione di soldi: è un terremoto politico e morale. Da un lato, chi la vede come un trionfo dei diritti umani e dell’obbligo di salvare vite in mare. Dall’altro, chi grida allo scandalo, temendo un “assegno in bianco” a ogni migrante e un colpo alla sovranità nazionale. Intanto, il governo prepara i conti, ma una domanda aleggia: chi paga il prezzo di questa Italia divisa?