Digiacomo: “Ci hanno segnalato aspetti inquietanti sulla gestione del 118”

12 maggio 2014

Trecentonovantuno dipendenti pubblici in servizio al 118 “inquisiti”. Tra cui uno con “procedimento penale in corso per reato di usura”. Una patata bollente nelle mani di Lucia Borsellino, la figlia del magistrato ucciso dalla mafia e assessore alla Salute della Regione Siciliana. La Seus, società con capitale pubblico e con la Regione Siciliana socio di maggioranza, che con i suoi tremilatrecento dipendenti gestisce il servizio 118 in Sicilia, a dire il vero, non è nuova agli scandali. Uno per tutti: l’assunzione in massa in piena campagna elettorale, tra il 2005 e il 2006, di 1200 persone, perlopiù barellieri e autisti (ma anche amministrativi). Risultato: diciassette politici stanno sborsando 12 milioni di euro per danno erariale in attesa del ricorso in Cassazione. E molti di loro, tutt’ora, hanno ruoli di primo piano nella politica anche nazionale. Ma torniamo agli “inquisiti”.
“Soggetti pubblici, politici e anche alcuni lavoratori ci hanno segnalato aspetti inquietanti sulla gestione del 118” dice il presidente della Commissione sanità del parlamento siciliano, Pippo Digiacomo, pronto a inviare le carte in Procura. A questo punto, il deputato ha chiesto un rapporto ai vertici del 118 “per sapere se tra il personale ci fosse qualcuno con dei requisiti non idonei per espletare il servizio pubblico”. E così il direttore generale della società, prende carta e penna. “Alla Seus lavorano 391 inquisiti”, scrive Angelo Aliquò che, nel suo report, fa sapere anche che grazie a una denuncia nel Siracusano con la quale si chiedeva di verificare se alcuni dipendenti fossero indagati o inquisiti, è emerso che alcuni lavoratori del 118 “che sarebbero appartenenti al clan Nardo risultano avere procedimenti penali in corso non ancora definiti per reati vari tra cui, il reato ostativo di usura”.

Una vera bomba ad orologeria per l’amministrazione Crocetta. “Mi stupisco – chiosa la Borsellino – come, rispetto alle evidenze acquisite dagli organi societari pro tempore, persistenti già dal 2010, non si sia provveduto ad assumere i provvedimenti consequenziali previsti per legge e che solo oggi tali circostanze vengano poste in rilievo”.
Siamo solo agli inizi.

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