Senato brasiliano “licenzia” la Rousseff. L’ex presidente replica con due ricorsi

Senato brasiliano “licenzia” la Rousseff. L’ex presidente replica con due ricorsi
1 settembre 2016

Dilma Rousseff non è una che si arrende. E l’ha dimostrato in questi mesi, sotto l’attacco della procedura d’impeachment che ha portato alla sua destituzione da presidente del Brasile. Fino all’ultimo momento si è difesa, lunedì ha risposto colpo su colpo a 14 ore di incalzanti domande dei senatori, ha accusato coloro che hanno scalato il potere con l’operazione impeachment di “golpe”. E anche ieri, che è stata apparentemente sconfitta, non lo è stata del tutto. Se è vero, infatti, che il voto in Senato (61 voti a favore e 20 contrari) la fa decadere definitivamente dalla carica di presidente, è anche vero che quel Senato – composto per oltre metà di parlamentari implicati in scandali di corruzione – non è riuscito a stabilire con un voto a maggioranza qualificata l’interdizione dai pubblici uffici di otto anni. Sarà Michel Temer a  insediarsi come 37esimo presidente della Repubblica brasiliana. Tuttavia, c’è da esserne certi: Dilma combatterà ancora. La prima mossa arriva attraverso il suo avvocato, Jose Eduardo Cardozo, che ha già annunciato che presentera’ almeno due ricorsi dinanzi alla Corte Suprema contro la decisione del Senato di destituirla e di sostituirla con Michel Temer, suo vicepresidente: “Presenteremo almeno due ricorsi – ha detto -. Uno questo stesso mercoledi’ e uno tra alcuni giorni”. Cardozo, che era ministro della Giustizia quando la Rousseff il 12 maggio era stata separata provvisoriamente dall’incarico, ha annunciata che denuncera’ dinanzi alla massima corte di Giustizia che e’ stata destituita senza fondamento; e ha preannunciato che sosterra’ che il diritto alla difesa della presidente e’ stato negato in diverse tappe del processo, cominciato nel dicembre scorso.

Che Dilma combatterà ancora, lo dice prima di tutto la sua biografia. Parliamo di una ex guerrigliera che è scampata alla tortura quando si opponeva alla dittatura. L’ultima volta che ha fronteggiato i giudici è immortalata in una fotografia in bianco e nero. Ventidue anni, appare con uno sguardo di sfida di fronte a un tribunale militare, accusata di appartenere a un’organizzazione clandestina marxista. Pochi avrebbero scommesso in quei giorni degli anni Settanta che quella giovane ribelle nella fotografia sarebbe diventata il primo presidente donna nella storia del Brasile. Ancora meno avrebbero previsto che a meno di metà del suo secondo mandato sarebbe tornata sotto processo, stavolta di fronte al Senato. La 68enne ‘Lady di Ferro’ del Brasile è stata accusata di artifici contabili illegali, con cui il suo governo ha incamerato prestiti non autorizzati per coprire buchi di bilancio durante la sua corsa alla rielezione nel 2014. Memore del suo passato da combattente, Dilma non ha esitato a definire il suo impeachment un colpo di stato. Dopo che il Senato ha votato a maggio l’autorizzazione a procedere, ha promesso di “resistere fino alla fine”. “Ho affrontato situazioni di enorme difficoltà nella mia vita, compresi attacchi che mi hanno portato al limite a livello fisico”, ha affermato, “Niente mi ha fatto abbandonare il mio cammino”.

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Dilma ha conquistato il potere nelle elezioni del 2010, dopo essere stata scelta dal Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores, Pt) per succedere al popolare Luiz Inacio Lula da Silva, fondatore del partito politico della sinistra. Sia come capo di gabinetto sia come ministro dell’Energia di Lula, l’economista Dilma si è guadagnata un’importante reputazione per la sua maniacale attenzione ai dettagli, una qualità che ha portato nei vertici del consiglio dei ministri. I critici le contestano comunque di non essere una politica ‘pura’: le sue maniere brusche le hanno impedito di portare avanti negoziati a Brasilia come aveva fatto il suo predecessore Lula. I suoi sostenitori, però, reputano ingiusto questo ritratto. “La gente dice sempre, parlando delle donne di potere, che sono dure, manageriali. Dilma però è una persona con grande senso dell’umorismo, divertente, estremamente attenta e generosa”, ha dichiarato Ieda Akselrud de Seixas, in carcere con Dilma negli anni Settanta.

Su suggerimento di Lula durante la campagna per la rielezione, si è aperta maggiormente in pubblico. Come quella volta in cui ha raccontato di aver lasciato il palazzo presidenziale in sella a un Harley-Davidson guidata da un amico e si è messa a girare per le strade di Brasilia in incognito. E’ una grande appassionata di biciclette ed è stata frequentemente fotografata mentre fa ginnastica, anche all’apice dell’attuale crisi. Ha inoltre palesato una certa ossessione per la chirurgia estetica, sbiancandosi i denti, sistemandosi l’acconciatura e tirandosi le rughe dal viso. Un look fresco in contrasto con il visibile tributo pagato nella lotta contro un tumore linfatico che le è stato diagnosticato nel 2009. A un certo punto, ha indossato una parrucca per celare la perdita di capelli che le provocavano i cicli di chemioterapia. Da allora si è completamente ripresa, hanno assicurato i medici. Sposata due volte, Dilma ha una figlia – Paula – nata dalla trentennale relazione con l’ex marito, il militante di sinistra Carlos de Araujo.

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Nata il 14 dicembre 1947 da madre brasiliana e padre (imprenditore) bulgaro, Dilma è cresciuta in una famiglia del ceto medio a Belo Horizonte, nel sud del Paese. Nel 1970, all’epoca della militanza marxista, le è stata inflitta una pena detentiva per l’appartenenza a un gruppo responsabile di omici e rapine in banca. Il giudice che l’ha giudicata colpevole l’ha ribattezzata la sacerdotessa della sovversione, come ha scritto il giornalista Ricardo Amaral in una biografia. Ha passato tre anni dietro le sbarre, durante i quali è stata ripetutamente torturata, anche con scariche elettriche. E’ stata rilasciata alla fine del 1972. Come presidente del colosso petrolifero Petrobras dal 2003 al 2010, è stata al timone della più grande azienda del Paese, un ruolo che ha finito per ritorcerglisi contro. I tribunali stanno indagando su un sistema di appropriazione indebita di massa nell’azienda, che ha coinvolto Lula e molti altri membri del Pt, come del resto oppositori. Dilma è a sua volta indagata per intralcio alla giustizia.

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