Draghi irritato dopo il caso Milleproroghe. Premier da Mattarella: partiti con esecutivo o non si va avanti

Draghi irritato dopo il caso Milleproroghe. Premier da Mattarella: partiti con esecutivo o non si va avanti
Sergio Mattarella e Mario Draghi
17 febbraio 2022

Era un Mario Draghi “molto irritato” (definizione di un ministro) quello che questa sera ha accolto i capi-delegazione di governo a Palazzo Chigi per una cabina di regia “tutta politica” convocata d’urgenza. A causare l’arrabbiatura del premier la notizia della débâcle notturna dell’esecutivo, andato sotto quattro volte nel corso dell’esame in commissione del Milleproroghe: con maggioranze a “geometria variabile” sono state modificate norme che riguardano, tra l’altro, il tetto del contante e l’ex Ilva di Taranto. Un campanello d’allarme che Draghi ha deciso di non ignorare, anzi di affrontare di petto, a maggior ragione alla vigilia di una seduta del Consiglio dei ministri che dovrà affrontare un tema sensibile come quello del caro-bollette. Per questo ha ridotto al minimo l’impegno a Bruxelles, dove è in corso il summit Europa-Unione africana: dopo la cena di lavoro di ieri sera a Parigi, questa mattina il presidente del Consiglio ha partecipato al Consiglio europeo informale sull’Ucraina, delegando poi al presidente francese Emmanuel Macron il compito di leggere il suo intervento.

Nel primo pomeriggio, dunque, è atterrato a Roma, recandosi subito al Quirinale per un incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel colloquio ci sarà stato un aggiornamento sulla crisi Mosca-Kiev, ma con ogni probabilità i due presidenti si saranno confrontati anche sulla situazione politica italiana. Un incontro non previsto, quello di oggi pomeriggio tra Mario Draghi e Sergio Mattarella, considerando soprattutto che l’agenda del premier prevedeva la sua presenza a Bruxelles al vertice in corso Ue-Unione africana. Una irritazione per quello che sembra essere uno sfilacciamento dei rapporti all’interno del governo che il presidente del Consiglio ha trasmesso al capo dello Stato. Dal Quirinale non filtra praticamente nulla dei contenuti del colloquio ma è un fatto che Draghi al suo rientro in Italia si sia recato immediatamente al Quirinale. Ed è un fatto che dopo il colloquio con Mattarella Draghi abbia incontrato i capi delegazione della maggioranza e li abbia “strigliati” chiedendo conto di quanto accaduto nella notte. Insomma un forte richiamo perché il premier non ritiene accettabile che ogni provvedimento preso (a volte anche all’unanimità) dal governo diventi poi un campo di battaglia, terreno di scontro fra i partiti nelle aule del Parlamento.

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Ecco allora che gli schieramenti politici che sostengono il governo debbono essere in grado di garantire i voti parlamentari. Altrimenti, è il messaggio che Draghi ha portato al Colle, c’è il rischio che non si vada più avanti. Nel corso dell’incontro ci sarà stato sicuramente un aggiornamento sulla crisi Ucraina, dopo la trasferta in Belgio del premier per lo svolgimento questa mattina di un Consiglio europeo informale sulla situazione del paese ex sovietico. Mattarella ha spesso auspicato un ruolo attivo del nostro Paese nell’ambito internazionale, sia in Europa che nei vari teatri operativi del mondo ed è ovvio che stia seguendo con attenzione lo sviluppo della crisi ucraina e la capacità dell’Italia di intervenire. Draghi avrà anche sicuramente riferito al capo dello Stato del prossimo incontro a tre con Putin e il presidente dell’Ucraina. Una presenza, quella dell’Italia, sollecitata dalla stessa Kiev. Un colloquio insomma con sullo sfondo più di un motivo di preoccupazione, a partire da quello interno. Anche perché, è bene ricordarlo, nelle scorse settimane era stato lo stesso capo dello Stato a sottolineare la necessità di quell'”indispensabile dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento”.

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