Eternit, Cassazione ribalta sentenza: “Reato prescritto”. Familiari: “Vergogna”

Eternit, Cassazione ribalta sentenza: “Reato prescritto”. Familiari: “Vergogna”
19 novembre 2014

di Maurizio Balistreri

La Cassazione ha annullato senza rinvio, dichiarando prescritto il reato, la sentenza di condanna per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny nel maxiprocesso Eternit. Sono stati annullati anche i risarcimenti per le vittime. La prescrizione è maturata al termine del primo grado. “Vergogna, vergogna” hanno detto in tanti, urlando subito dopo la lettura del verdetto.

Con il verdetto pronunciato stasera dalla Cassazione, vengono annullati anche i risarcimenti, disposti in appello, a favore di centinaia di vittime dell’amianto, nell’ambito del processo eternit. La Corte, infatti, ha sottolineato nel dispositivo letto in aula che la prescrizione del reato di disastro doloso e’ maturata prima della sentenza di primo grado, e cio’ ‘travolge’ tutte le statuizioni civili. In appello, era stato riconosciuto un risarcimento di 30 mila euro a favore di 938 parti offese. L’avvocato Teresa Ottolini che ha difeso l’Inail in Cassazione: “Per l’Istituto i costi per le sole prestazioni ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall’amianto sono costate 280 milioni di euro che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione ha demolito in radice questo processo”.

C’è anche il commento del pm Raffaele Guariniello: “Non bisogna demordere. Non è una assoluzione”. Il magistrato, che in primo grado e in appello aveva ottenuto la condanna di Schmidheiny, per il momento non ha voluto aggiungere altro.  Il 13 febbraio del 2012, il Tribunale di Torino aveva chiesto 16 anni di carcere ciascuno per il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier (morto nel corso del procedimento), 91 anni. La procura chiedeva 20 anni per ognuno dei due imputati che furono a capo della multinazionale Eternit. I due rispondevano di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche. Gli imputati venivano condannati anche al risarcimento di circa 3000 parti civili tra associazioni delle vittime dell’amianto, associazioni sindacali, ambientali, comuni e eredi delle vittime,compresa oltre al pagamento delle spese giudiziarie. Dai 30 ai 35 mila euro ciascuno per gli eredi delle vittime,. Dopo un anno, l’appello aveva inasprito la pena, che passava da 16 a 18 anni, stabilendo un indennizzo di 89 milioni di euro per le parti civili.

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