Conte si difende in Parlamento. Ma Renzi gli dà l’ultimatum

1 maggio 2020

La tregua è finita e ora Giuseppe Conte e il suo governo sembrano di nuovo tornare a rischio, come prima dello scoppio dell’epidemia. Il premier è arrivato oggi in Parlamento per difendere l’operato dell’esecutivo sulla gestione dell’emergenza coronavirus e le sue decisioni sul tentativo di ripartenza da lunedì prossimo con la Fase 2. Ma da Matteo Renzi, leader di Italia Viva i cui voti al Senato per il Governo Conte sono decisivi, gli è arrivato chiaro e secco un ultimatum: “Il governo è a un bivio – il messaggio – e se Conte seguirà la strada del populismo Italia viva non ci starà”. In un intervento di 26 pagine, prima alla Camera e poi al Senato, Conte ha ribattuto punto per punto alle accuse che gli sono state lanciate negli ultimi giorni, a partire dal metodo seguito. “Il governo ha sempre compreso la gravità del momento e per questo non ha mai agito per via estemporanea, improvvisata e solitaria”, ha sottolineato, negando che con l’uso dei Dpcm siano state calpestate la Costituzione e la centralità del Parlamento. “Quei principi non sono stati né trascurati né affievoliti”, e comunque la vita e la salute dei cittadini sono “il bene primario di valore assoluto di fronte a cui gli altri diritti non possono che recedere”.

Ma è anche sul merito che Conte è sotto accusa, da parte di tutti coloro, a partire proprio da Italia viva, che chiedono una maggiore rapidità nel superamento del lockdown. Conte però, assicura, non cerca “il consenso” ed è pronto anche a “scelte impopolari” ma necessarie perchè “non possiamo permettere che i sacrifici compiuti dai cittadini risultino vani per imprudenze compiute in questa fase così delicata”. E in questa fase “il governo non può assicurare il ritorno immediato alla normalità della vita precedente”. Però l’inquilino di Palazzo Chigi è consapevole delle difficoltà che il protrarsi delle misure di prevenione creano, da un punto di vista sociale ed economico, tanto che il governo non può escludere “una contrazione del Pil fino al 10,6%”. Per fronteggiare questo scenario, dopo i decreti Cura Italia e Liquidità ne saranno approvati altri “a breve”. Uno da 25 miliardi prorogherà “le vigenti misure di sostegno al lavoro, all`inclusione e al reddito, quali la cassa integrazione, l`indennità per il lavoro autonomo, due mensilità aggiuntive dei sussidi di disoccupazione (Naspi), e gli indennizzi per colf e badanti” ma introdurrà anche “nuove forme di protezione sociale”.

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Un altro da 15 miliardi sarà destinato alle imprese e conterrà “uno schema di finanziamento a fondo perduto per le piccole imprese”; interventi “volti ad assorbire parzialmente le perdite” delle Pmi “con capitale pubblico che possa trasformarsi in sostegno a fondo perduto” mentre “per le imprese medio-grandi è allo studio un intervento significativo da parte della Cassa Depositi e Prestiti, con un ingresso temporaneo nel capitale a fronte dell`indebitamento”. Altri miliardi (12) serviranno per sbloccare i pagamenti delle Pubbliche amministrazioni e sarà dato un “riconoscimento significativo per le province più colpite dal Covid19”. Un programma non sufficiente per Renzi, che dopo gli “avvisi” dei giorni scorsi, proprio mentre Conte iniziava a parlare in Senato, ha fatto trapelare alle agenzie l’arrivo dell'”ultimatum”, poi puntualmente recapitato. Italia viva, ha scandito prendendo la parola, non chiede di “riaprire tutto”, chiede di avviare una “riapertura in sicurezza”, seguendo quello che fanno paesi come Germania e Francia. In questa fase la politica non può “delegare tutto alla comunità scientifica”, “non possiamo pensare di chiedere a un virologo di come combattere non il virus ma la disoccupazione, la carneficina di posti di lavoro”.

Per Renzi, Conte questo non lo ha fatto, più attento al suo indice di gradimento che ai problemi reali. “Siamo a un bivio – ha ribadito – si può stare a inseguire le dirette Facebook che fanno crescere i follower, o si può cercare di dare un occhio in più ai dati Istat e uno in meno ai sondaggi”. Italia viva sarà al suo fianco ma “a condizione di fare le cose che servono agli italiani”. Di sicuro, ha concluso, “abbiamo contribuito a creare un altro governo quando Salvini ha chiesto pieni poteri, non li abbiamo negati a lui per darli ad altri”. Lo scontro durissimo nel governo ha fatto passare in secondo piano gli attacchi delle opposizioni. E in particolare lo scontro frontale costante con Matteo Salvini e la Lega che hanno deciso di portare avanti l’occupazione delle Aule di Camera e Senato avviata ieri. “Dormire in quest’Aula lo faremo fino a che in quest’Aula non si daranno risposte concrete agli italiani: basta chiacchiere, basta parole. La prossima volta, presidente Conte, non ci porti promesse ma fatti realizzati. Qualcuno vede per l’Italia un futuro da colonia cinese, qualcuno da colonia tedesca, io la Lega e il centrodestra vediamo per l’Italia un futuro orgogliosamente italiano”, ha detto Salvini. Oggi, però non sembra essere lui il Matteo che crea più preoccupazione a Conte. askanews

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