Fini interrogato dai magistrati: io estraneo a vicenda. Il cognato Giancarlo ancora latitante

Fini interrogato dai magistrati: io estraneo a vicenda. Il cognato Giancarlo ancora latitante
Gianfranco Fini e la compagna Elisabetta Tulliani
11 aprile 2017

L’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, è stato interrogato dagli inquirenti della Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato per riciclaggio. Fini – secondo quanto si è appreso – si è detto estraneo ai fatti. I suoi legali, gli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno, fanno sapere che ha risposto a tutte le domande. I difensori, su indicazione del loro assistito, hanno poi denunciato per calunnia l’ex senatore Amedeo Laboccetta, sulle cui dichiarazioni si basano molte delle accuse nei confronti di Fini. Dopo l’arresto del cosiddetto ‘re delle slot’ Francesco Corallo nelle scorse settimane è stata emessa una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Giancarlo Tulliani, fratello della compagna di Fini. La misura non è ancora stata eseguita perché l’imprenditore si trova all’estero. L’indagine per peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte è alle battute finale. I difensori di Fini si dicono ufficialmente “soddisfatti” dell’interrogatorio. Gli avvocati dell`ex presidente della Camera, Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno spiegano che l`ex leader di An ha “proclamato la propria innocenza e, come annunciato, denunciato per calunnia Amedeo Laboccetta`’. Davanti al procuratore aggiunto Michele Prestipino e il pm Barbara Sargenti, Fini ha parlato per circa due ore. In questa storia Fini è accusato di riciclaggio. La vicenda tira in ballo la famiglia Tulliani (cognato, moglie e suocero di Fini) e l’imprenditore Francesco Corallo, il ‘re delle slot’ da dicembre in carcere per un`evasione fiscale da centinaia di milioni. I penalisti hanno spiegato che il loro assistito ha respinto in modo determinato ogni addebito.

SEQUESTRO TULLIANI Lo scorso 14 febbraio per questa inchiesta sono stati sequestrati alla famiglia Tulliani beni e proprietà per 5 milioni di euro. Erano stati i finanzieri del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza (S.C.I.C.O.), al termine delle indagini della Procura di Roma, Direzione Distrettuale Antimafia, ad eseguire un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma nei confronti di Sergio Tulliani, Giancarlo Tulliani e Elisabetta Tulliani con riferimento ai reati di riciclaggio, reimpiego ed autoriciclaggio posti in essere dal 2008. Reati che avrebbero condotto ad un profitto illecito superiore a 7 milioni di euro. All’operazione si è giunti nell’ambito dell’indagine che già aveva portato, lo scorso 13 dicembre, all’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Francesco Corallo, Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani e Amedeo Laboccetta in quanto capi e partecipi di un’associazione a delinquere a carattere transnazionale, dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Il profitto illecito dell’associazione, oggetto di riciclaggio, una volta depurato, sarebbe stato impiegato da Francesco Corallo in attività economiche e finanziarie, nonché in acquisizioni immobiliari. Ma è stato destinato anche ai membri della famiglia Tulliani.

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CASA MONTECARLO Le perquisizioni a carico di Sergio e Giancarlo Tulliani, eseguite contestualmente all’ordinanza di custodia cautelare, nonché l’esito degli accertamenti bancari sui rapporti finanziari intestati ai membri della famiglia Tulliani hanno fatto emergere nuove condotte di riciclaggio, reimpiego ed autoriciclaggio compiute da Sergio, Giancarlo ed Elisabetta Tulliani. Secondo gli inquirenti, i membri della famiglia Tulliani, dopo aver ricevuto, direttamente o per il tramite delle loro società offshore, ingenti trasferimenti di denaro disposti da Francesco Corallo ed operati da Rudolf Baesten, privi di qualsiasi causale o giustificati con documenti contrattuali fittizi, hanno ulteriormente trasferito ed occultato, attraverso operazioni di frazionamento della provvista illecita e movimentazioni reciproche, il profitto illecito dell’associazione utilizzando propri rapporti bancari, accesi in Italia e all’estero. Oggetto di queste vorticose operazioni, tra l’altro, sono stati i 2,4, milioni di euro, direttamente ricevuti da Francesco Corallo e, successivamente, trasferiti da Sergio Tulliani ai figli Giancarlo ed Elisabetta per essere reimpiegati in acquisizioni immobiliari siti nel comprensorio di Roma e provincia. Nonché il rilevante plusvalore di oltre 1,2 milioni di euro, derivante dalla vendita dell’appartamento di Montecarlo, già di proprietà di Alleanza Nazionale di cui erano divenuti proprietari, di fatto, i fratelli Tulliani, a spese di Francesco Corallo, il quale aveva anche provveduto all’intera creazione delle società offshore dei Tulliani.

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