Gela-Priolo. La testimonianza della gente: “E’ arrivato il momento che qualcuno paghi”

20 febbraio 2014

Il problema dell’inquinamento industriale per i petrolchimici interessa in Sicilia oltre Milazzo anche Priolo e Gela, ma anche altri pezzi di territorio. Chi visita Gela si rende subito conto della presenza ingombrante della raffineria, se entra in città da Sud non può non notare il grande porto-diga costruito dal petrolchimico dell’Anic. E’ solo una delle tracce che rimarcano con forza l’intervento dell’insediamento industriale in città.  Da diversi decenni, i cittadini chiedono la bonifica del territorio, ma non hanno avuto mai risposte soddisfacenti nemmeno ora che come governatore c’è Rosario Crocetta, ex sindaco della città. Antonio Cafà presidente di Green Antinquinamento Gela annuncia la partecipazione alla class action partita da Milazzo. “La nostra associazione – spiega – ha come compito principale quello di coordinare a Gela la prima azione civile ai danni della raffineria. Un’azione per la paura di ammalarsi, nella quale chiederemo i danni morali, patrimoniali, esistenziali e biologici. Porteremo avanti le questioni ambientali di Gela, ma anche di Priolo e Milazzo – aggiunge Cafà – creando un coordinamento a livello regionale. Chiederemo anche la riconversione industriale tramite tecniche applicate di green economy”. In altri termini, “intendiamo seguire un unico fondamento: l’articolo sancito dalla Comunità Europea che chi inquina deve pagare”.

Per il presidente di Green Antinquinamento Gela, attraverso i media la popolazione è più consapevole del problema dell’inquinamento industriale. “Da 50 anni  – precisa – a Gela ci sono molti casi malformazioni, soprattutto nei bambini oltre a centinaia di persone malate e tante altre morte di tumore”. E’ più che determinato nella battaglia Cafà. Ed annuncia che “coinvolgeremo tutti i siti inquinati della Sicilia e anche gli altri 44 dello stesso tipo  in tutta Italia”. Sulla stessa lunghezza d’onda, il presidente Green antinquinamento di Priolo, Giusi Chiaromonte, che ha aderito alla battaglia contro i petrolchimici e continua a lottare contro gli insediamenti industriali che non rispettano l’ambiente a Priolo. La stessa Chiaramonte soffre per una malattia connessa, probabilmente, all’ambiente inquinato. “Ho una patologia che mi è stata diagnosticata dalla nascita – dice -. Sono spaventata che le generazioni future possano avere questa o altre malattie, qui la salute e la tranquillità vengono messe a rischio ogni giorno dalle emissioni pericolose continue. Ci siamo aggregati ai Verdi di Milazzo – racconta ancora con amerezza – affinché un’azione unica possa essere più incisiva e portare ad un risarcimento danni e ad un’azione di bonifica. Stiamo cercando di sensibilizzare i cittadini dando loro delle informazioni  anche perché la zona industriale di Priolo comprende anche Melilli e Agusta, formando un triangolo della morte. Le nascite con delle malformazioni e le morti per cancro sono innumerevoli – conclude la Chiaramonte -. Ora è arrivato il momento che qualcuno paghi per quello che è avvenuto. Stiamo soffrendo le istituzioni devono intervenire non possono più far finta di niente”.

 

 

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