Gerusalemme capitale Israele: cose sapere aspettando scelta Trump

Gerusalemme capitale Israele: cose sapere aspettando scelta Trump
Congresso degli Stati Uniti
4 dicembre 2017

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dovrebbe annunciare entro mercoledì la sua decisione sull’eventuale spostamento dell’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Secondo quanto riferito nei giorni scorsi dal dipartimento di Stato Usa, il presidente avrebbe dovuto scegliere già oggi se rinnovare, come hanno fatto i suoi predecessori, la clausola in deroga alla legge che stabilisce, dal 1995, di portare l’ambasciata a Gerusalemme. Oppure se dare il via libera al trasferimento, come promesso in campagna elettorale. Nello scorso mese di giugno Trump aveva già agito in continuità con gli ultimi inquilini della Casa Bianca.

LA GERUSALEMME CONTESA

Israele ha preso il controllo di Gerusalemme Est durante la guerra del 1967 e l’ha annessa al suo territorio. Una decisione mai riconosciuta dalla Comunità internazionale, che non ha accettato la sovranità israeliana sulla città. Da parte loro, i palestinesi vedono in Gerusalemme Est la capitale del loro futuro Stato. Dunque, lo spostamento dell’ambasciata degli Stati uniti da Tel Aviv, dove tutti i Paesi hanno la loro sede diplomatica, a Gerusalemme sarebbe considerata dai palestinesi come un esplicito riconoscimento della sovranità dello Stato ebraico sulla città.

LA LEGGE USA E LE SUE DEROGHE

Nel 1995, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato la Legge sull’ambasciata di Gerusalemme che invita il Paese a trasferire la sua sede diplomatica nella Città Santa. L’atto è vincolante ma prevede una clausola in base alla quale i presidenti americani possono rinviare l’attuazione della legge ogni sei mesi in ragione di superiori “interessi di sicurezza nazionale”. I presidenti Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama hanno firmato questa deroga, con regolarità, ogni sei mesi. Anche Donald Trump, il primo giugno scorso, ha seguito – a malincuore – l’esempio dei suoi predecessori, contravvenendo alle promesse fatte in campagna elettorale. La decisione di Trump di trasferire l’ambasciata Usa a Gerusalemme potrebbe avere conseguenze non solo sul processo di pace israelo-palestinese, ma sugli equilibri nell’intera regione mediorientale, suscitando la reazione furiosa dell’intero mondo arabo. Ma per il presidente Usa, la decisione non è solo una questione di politica estera: mantenere la sua promessa elettorale, per l’inquilino della Casa Bianca significa infatti anche accontentare la sua base di destra, che da tempo spinge per attuare la legge del 1995.

Leggi anche:
Biennale, chiuso padiglione Israele "in attesa cessate il fuoco"

AMBASCIATA USA A GERUSALEMME, QUALI CONSEGUENZE?

Se Trump non dovesse firmare la deroga, l’ambasciata non sarebbe spostata immediatamente a Gerusalemme, ma le ripercussioni della scelta sarebbero repentine. Con la legge del 1995, il dipartimento di Stato prevede un taglio del 50% in tutti i suoi bilanci futuri per “l’acquisizione e la manutenzione di edifici all’estero” fino all’apertura della nuova ambasciata. Nel 2016 968 milioni di dollari sono stati spesi per la sicurezza dell’ambasciata e la costruzione e la manutenzione della sede, secondo le cifre del dipartimento di Stato. Da un punto di vista delle strategie Usa per la regione, la decisione sarebbe naturalmente accolta con grande soddisfazione da Israele. Il segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina Saeb Erekat ha invece detto ieri che tale riconoscimento “promuoverà l’anarchia internazionale e la mancanza di rispetto per le istituzioni e il diritto globali”. Il movimento islamista palestinese Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, ha già annunciato l’inizio di una nuova “intifada” se Washington riconoscerà Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico o trasferirà la sua ambasciata nella città contesa. askanews

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti