Gestione beni confiscati, la Saguto sospesa. Duro il Csm: “Perdita di prestigio irrimediabile”

Gestione beni confiscati, la Saguto sospesa. Duro il Csm: “Perdita di prestigio irrimediabile”
3 novembre 2015

Silvana Saguto, ex presidente delle Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, è stata sospesa dalla Sezione disciplinare del Csm anche per “il pericolo” che le “condotte illecite accertate” possano essere reiterate. Un rischio che il tribunale delle toghe riconduce alla “situazione di grave difficoltà economica” di Saguto che appare “endemica”. Con questa decisione la Sezione disciplinare di Palazzo dei marescialli ha accolto la richiesta del ministro della Giustizia e del Pg della Cassazione. La Saguto è indagata per corruzione a Caltanissetta. Dalla “gravità” delle condotte contestate al magistrato deriva “una perdita di prestigio irrimediabile”, scrive la sezione disciplinare del Csm, motivando la sospensione del magistrato dalle funzioni e dallo stipendio.Proprio per la difficile situazione economica di Saguto, la Sezione disciplinare del Csm ha ritenuto che non fosse sufficiente la misura del trasferimento d’ufficio che la difesa del magistrato aveva chiesto venisse applicata al posto della sospensione: “Permanendo la condizione attuale – si legge nell’ordinanza il cui relatore è il togato di Area Nicola Clivio – qualunque funzione pubblica diverrebbe strumentalizzabile per il conseguimento delle medesime utilità”.

A Saguto il Csm contesta non “singole” violazioni di regole deontologiche, sia pure “ricorrenti”, ma “un vero e proprio sistema di condotte offensive, unificate dalla consuetudine a vedere nell’esercizio dei pubblci poteri la premessa per il conseguimento di utilità personali”. Un giudizio complessivo in cui “confluiscono tutta una serie di episodi, da quello apparentemente più insignificante come il capo di abbigliamento ritirato in tintoria dalla scorta di polizia, a quello certamente più grave, come la ricezione di somme di denaro”. Comportamenti che “appaiono unificati dalla strumentalizzazione a fini personali di una posizione di supremazia”. In altri termini, ha compiuto un “abuso” delle sue funzioni “a profitto proprio e della propria famiglia”. “E il danno e’ tanto maggiore”, considerato che tutto ciò ” si e’ verificato in un ufficio storicamente impegnato nella lotta alla criminalità organizzata e proprio per questa ragione considerato nel Paese un simbolo e un punto di riferimento della legalità”.

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“Apprezziamo il rigore mostrato dal Csm, che testimonia equilibrio e interpreta la grande sete di giustizia della gente, pur nel rispetto delle garanzie costituzionali per gli indagati”. Lo dice il presidente della commissione Antimafia dell’Ars, Nello Musumeci. “Speriamo tutti che il parlamento nazionale si decida a tirare fuori dal pantano il progetto di riforma del Codice antimafia che disciplina la materia dei beni confiscati alla mafia – continua Musumeci – Solo una rapida e coraggiosa riforma della lacunosa legge vigente può garantire trasparenza, efficienza e consenso sociale nella gestione degli immobili sottratti a Cosa nostra”.

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