I giudici: Dell’Utri deve restare in carcere. L’ex senatore: “Sciopero fame e terapie”

I giudici: Dell’Utri deve restare in carcere. L’ex senatore: “Sciopero fame e terapie”
L'ex senatore di Fi, Marcello Dell'Utri
8 dicembre 2017

Marcello Dell’Utri deve restare in carcere. Il tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di sospensione della pena per l’ex senatore di Forza Italia, recluso a Rebibbia per una condanna a 7 anni per concorso  in associazione mafiosa. I legali di Dell’Utri avevano presentato la richiesta sulla base delle condizioni di salute dell’ex senatore, affetto da patologie cardiologiche e da un tumore. I periti del collegio, invece, si sono pronunciati per la compatibilita’ avendo ritenuto stabile la cardiopatia, di cui soffre l’ex senatore e operabile il tumore alla prostata, emerso dalle ultime analisi. Per l’incompatibilita’, invece, si sono espressi i consulenti della Procura generale (il cardiologo Luciano De Biase e il medico legale Alessandro Fineschi, autori di ben due relazioni) tanto da aver indicato una serie di strutture sanitarie (tre a Milano e due a Roma) dove l’ex parlamentare potrebbe essere trasferito in regime di arresti ospedalieri. Tuttavia, il sostituto procuratore generale Pietro Giordano ha espresso parere negativo alla scarcerazione di Dell’Utri, ritenendo piu’ convincenti le conclusioni dei periti del tribunale che quelle dei propri consulenti tecnici. “Preso atto della sentenza con cui il tribunale di sorveglianza decide di lasciarmi morire in carcere ho deciso di farlo di mia volonta’ adottando da oggi lo sciopero della terapia e del vitto”, ha dichiarato Dell’Utri agli avvocati Alessandro De Federicis e Simona Filippi che sono andati a trovarlo nel carcere di Rebibbia dopo la decisione del tribunale di negare la sospensione della pena per gravi motivi di salute.

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LA MOGLIE ”Questa sentenza è una condanna a morte per mio marito e per tutte le persone che sono in carcere malate in condizioni gravi”, ha detto la moglie dell’ex senatore, Miranda Ratti Dell’Utri. Ho trovato mio marito ”molto provato perché si aspettava una giustizia giusta, non ingiusta”, ha proseguito. E sulla lettera scritta dal marito in cui annuncia lo sciopero della terapia e del vitto la moglie si dice molto preoccupata: “Le condizioni fisiche non possono che aggravarsi. Per un cardiopatico ogni elemento che provoca stress peggiora la situazione. Una condanna a morte di questo tipo, perché la ritengo tale -ha ribadito- non può che aggravare la sua situazione”. Ha seguito l’udienza che lo riguarda al tribunale di sorveglianza collegato in videoconferenza e senza dire una sola parola. Ma Marcello Dell’Utri, in questi giorni, ha avuto modo di sfogare tutta la sua amarezza con i suoi difensori che sono andati a trovarlo in carcere, a Rebibbia: “Non ce la faccio piu’, mi sento provato… Sono stanco”. Niccolò Ghedini è convinto che Dell’Utri sia detenuto “a seguito di una sentenza ingiusta”. “Ma, al di la’ della sentenza, secondo l’articolo 27 della Costituzione le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita’ e devono tendere alla rieducazione del condannato”. In altre parole, per Ghedini, “Non e’ dato comprendere quale rieducazione vi possa essere nel trattenere in carcere non consentendogli di curarsi in ospedale, un uomo di 76 anni gravemente ammalato per un tumore e cardiopatico. Non e’ dato altresi’ comprendere quale sia l’umanita’ contenuta in un trattamento carcerario siffatto. Se la Magistratura ritiene di poter cosi’ interpretare le norme, credo sia giunto il momento che la politica e le istituzioni al di la’ delle appartenenze, intervengano per non consentire che Marcello Dell’Utri muoia in breve tempo in carcere senza le cure adeguate”.

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LE REAZIONI Forza Italia critica con fermezza la decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma di negare a Marcello dell’Utri, che sta scontando una condanna a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione di stampo mafioso, la sospensione della pena per gravi motivi di salute. E’ “una vergogna assoluta” ha sostenuto la deputata azzurra Michaela Biancofiore, mentre Daniele Capezzone ha affermato che “questa non e’ giustizia”. Elvira Savino ha sottolineato che contro l’ex senatore “si sta purtroppo assistendo ad un accanimento disumano che nulla ha a che vedere con la giustizia. Se ad un detenuto che versa in pessime condizioni di salute non viene neppure consentito di curarsi adeguatamente – ha aggiunto – allora non si puo’ piu’ parlare di applicazione della pena ma forse di tortura”. Mariastella Gelmini, vicecapogruppo di FI alla Camera, ha auspicato “un gesto di umanita’. L’uomo e’ sofferente e ha pagato generosamente per un reato dai contorni incerti e molto discutibile. Oggi tenere Dell’Utri in carcere – ha continuato – ha il sapore di un accanimento che anche i suoi oppositori politici potrebbero giudicare un eccesso”. Il Partito Radicale mercoledi’ alle 11 terra’ una conferenza stampa nella sede di via di Torre Argentina “per annunciare – assieme alla moglie di Marcello Dell’Utri, Miranda Ratti – le iniziative non piu’ rinviabili a salvaguardia della salute dei detenuti sempre piu’ vittime di abbandono sanitario a causa di irresponsabili decisioni dei giudici di Sorveglianza”. La vicenda, ha detto Rita Bernardini, “e’ piu’ che mai rappresentativa dei tantissimi casi di detenuti che in carcere non sono curati persino quando sono affetti da malattie gravissime che, se trascurate come purtroppo avviene, portano rapidissimamente alla morte o, se va bene, a pesanti invalidita’. In Italia non c’e’ la pena di morte? Vengono in mente – ha concluso – le parole di Marco Pannella: ‘Nelle infami carceri italiane c’e’ la pena fino alla morte'”.

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