Primo voto primarie Tory. I dieci candidati alla successione di May

Primo voto primarie Tory. I dieci candidati alla successione di May
Theresa May alla Camera dei Comuni
13 giugno 2019

Entra nel vivo la corsa per la successione di Theresa May alla guida del Partito conservatore. Oggi i 10 candidati saranno sottoposti alla prima votazione: i 313 deputati Tory alla Camera dei Comuni esprimeranno la loro preferenza e si capira’ meglio chi ha piu’ appoggio a Westminster. Gli aspiranti leader dei conservatori hanno bisogno di almeno 17 voti per andare avanti, mentre il candidato con meno preferenze verra’ eliminato. In una serie di altre votazioni, tra il 18 e il 20 luglio, si procedera’ poi a un’ulteriore scrematura, fino ad arrivare a due nomi, che verranno poi sottoposti al voto ‘allargato’, per posta, di tutti i 124 mila membri del Partito conservatore. Johnson si e’ presentato al primo appuntamento pubblico della sua campagna, sotto lo slogan ‘Back Boris’ (sostieni Boris), indossando i panni del favorito.

Ha ribadito il suo messaggio ottimistico e senza compromessi sulla Brexit, ma restando sulle generali e abbassando un po’ i toni. Ha glissato poi sulla domande personali, da quella sull’uso della cocaina (ammesso 11 anni fa una singola volta ai tempi dell’universita’) a quella sui suoi tradimenti e fallimenti coniugali. Mentre riguardo ai suoi eccessi verbali e alle gaffe che gli sono state ricordate come una delle ragioni di chi ne mette in dubbio la compatibilita’ del profilo caratteriale con la carica di primo ministro, si e’ limitato a rispondere che l’opinione pubblica non ama “il linguaggio velato” dei politici e comunque cio’ che chiede loro e’ coerenza negli atti pubblici. Johnson si e’ viceversa soffermato sul suo impegno “in favore del business” britannico, da ministro degli Esteri e durante tutta la sua carriera. Ma soprattutto sui risultati rivendicati come sindaco di Londra, sottolineando anche il doppio successo elettorale ottenuto contro il Labour in una citta’ storicamente a maggioranza “di sinistra” negli ultimi decenni. Di seguito come la pensa ogni candidato.

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BORIS JOHNSON, 54 anni, ex ministro degli Esteri ed ex sindaco di Londra e tra i piu’ fieri sostenitori del Leave nel 2016, promette di far uscire il Regno Unito dalla Ue il 31 ottobre, con o senza accordo con Bruxelles, anche se quella del no deal – ha detto oggi – deve essere considerata come “l’ultima risorsa”. Non ha, pero’, ancora spiegato come risolverebbe la spinosa questione del confine irlandese. “Stiamo affrontando una crisi esistenziale e non saremo perdonati, se non attueremo la Brexit il 31 ottobre”, e’ uno degli slogan piu’ forti della sua campagna. Ha ammonito che i Tory devono divorziare dall’Ue nei tempi previsti, per “rimettere al suo posto” Nigel Farage e il suo Brexit Party, “battere” il leader laburista Jeremy Corbyn e “stimolare le persone ai valori conservatori”. Johnson ha avvertito Bruxelles che non intende pagare il conto della Brexit (39 miliardi di sterline) fino a quando la Ue fara’ le concessioni richieste da Londra. Al momento, e’ il favorito e continua a raccogliere consensi all’interno del gruppo parlamentare Tory, dove ha incassato l’appoggio del ministro in carica per la Brexit, Stephen Barclay.

MICHAEL GOVE, 51 anni, ministro dell’Ambiente in carica e schieratosi per il Leave nella campagna referendaria del 2016, si e’ detto pronto a prorogare la data di uscita dalla Ue oltre il 31 ottobre, in caso di progressi nei negoziati con Bruxelles per un nuovo accordo. A suo dire, un Regno Unito che lascia l’Ue senza accordo porterebbe al governo i laburisti. Secondo il Telegraph, Gove potrebbe rimandare la Brexit a fine 2020. E’ stato accusato di ipocrisia, dopo aver ammesso di aver fatto uso di cocaina in “diverse occasioni”, 20 anni fa, quando era giornalista; in passato, aveva condannato l’uso di stupefacenti e approvato leggi punitive a riguardo.

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JEREMY HUNT, 52 anni, ministro degli Esteri, vuole creare un nuovo team negoziale per andare a Bruxelles e cambiare l’accordo di uscita raggiunto da May. La Ue ha sempre detto, pero’, che il documento non sara’ oggetto di rinegoziazioni. Hunt, che voto’ per il Remain nel 2016, si e’ detto pronto a lasciare l’Unione europea senza accordo, ma ha lasciato intendere di potere estendere la Brexit oltre il 31 ottobre, se ci fosse un accordo in vista. Ha ottenuto l’endorsement dell’influente ministra del Lavoro Amber Rudd e di quella della Difesa Penny Mordaunt.

SAJID JAVID, 49 anni, ministro dell’Interno in carica, musulmano e figlio di immigrati, propone di rinegoziare il backstop irlandese, creando un confine “digitalizzato” sull’isola, i cui costi sarebbero tutti a carico del Regno Unito. Non ha ancora esplicitamente escluso una Brexit senza accordo e ha detto che se il Parlamento votasse per rinviare ancora il divorzio dall’Ue, non farebbe resistenza.

ANDREA LEADSOM, 56 anni, ex ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha detto che portera’ il Regno Unito fuori dalla Ue il 31 ottobre, con un'”uscita controllata”. Ha definito “morto” l’accordo May, ma ha promesso di varare mini-intese, che “manterranno alcune delle disposizioni” attuali. L’idea e’ stata bocciata dal capo negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier.

DOMINC RAAB, 45 anni, l’ex ministro della Brexit, vuole rinegoziare l’accordo di uscita per eliminare il backstop e rimpiazzarlo con “misure alternative”. “Se dobbiamo uscire senza un accordo, per essere fuori il 31 ottobre, allora che sia”, ha dichiarato. Non ha escluso di sospendere il Parlamento per far passare una Brexit no deal.

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MATT HANCOCK, 40 anni, ministro della Sanita’ e sostenitore del Remain nel 2016, mira a realizzare la Brexit entro il 31 ottobre, ma non esclude ulteriori rinvii. A suo dire, il no deal “non e’ una scelta politica disponibile” per il prossimo premier, perche’ il Parlamento voterebbe per bloccarlo. E’ convinto che non si possa rivedere l’accordo con la Ue e che sia piu’ realistico cercare un limite temporale al backstop, ipotesi pero’ gia’ respinta dalla Ue e dal premier irlandese Leo Varadkar.

MARK HARPER, deputato 49enne, vuole un nuovo accordo con la Ue che modifichi la clausola del backstop, lo strumento che garantirebbe di mantenere il confine aperto tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, dopo la Brexit.

RORY STEWART, 46 anni, ministro dello Sviluppo internazionale, ha proposto di creare un’assemblea cittadina di 99 persone per trovare un compromesso sulla Brexit. Nonostante abbia votato Remain nel 2016, si dichiara un Brexiteer convinto ed e’ un fedele sostenitore del piano di uscita negoziato dalla premier May. Ha dichiarato che non fara’ parte di un governo guidato da Boris Johnson, in protesta per il rischio di un no deal.

ESTER MCVEY, 51 anni, ex ministro del Lavoro e delle Pensioni, vuole la Brexit il 31 ottobre ed e’ la candidata piu’ favorevole al no deal. “L’unico modo per realizzare i risultati del referendum”, ha detto, “e’ abbracciare l’idea di uscire dalla Ue senza accordo”. Si e’ detta convinta che un “confine invisibile” tra le due Irlande possa essere applicato entro la scadenza di ottobre.

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