Grillo impone silenzio: stop al “fuoco amico” su Roma. La festa di Palermo è già un ricordo

Grillo impone silenzio: stop al “fuoco amico” su Roma. La festa di Palermo è già un ricordo
28 settembre 2016

di Maurizio Balistreri

o-RAGGI300Anche un “buon padre di famiglia” – copyright Laura Castelli – a volte può perdere le staffe. Capita, quindi, che possa sbattere i pugni sul tavolo, chiedendo a tutti, in casa, di remare nella stessa direzione, senza alimentare ulteriori polemiche. Amplificate tra l’altro da una stampa che non vede l’ora di agitare oltremodo il Movimento. A quattro giorni dal suo ufficiale ritorno in campo da “capo politico”, Beppe Grillo deve mettere un’altra toppa su una delle vicende interne più delicate (il completamento della giunta romana), resa ancora più complicata dopo l’ennesimo “no” a entrare nella squadra di Virginia Raggi. Così, poche ore dopo l’indisponibiltà manifestata da Salvatore Tutino, giudice della Corte dei Conti, a ricoprire il ruolo assessore al Bilancio, il leader M5s twitta: “Ringrazio di cuore tutti i portavoce M5s che non faranno né dichiarazioni né interviste su Roma nei prossimi giorni. Grazie di cuore a tutti”. Il messaggio è chiaro: basta con il “fuoco amico” sparato attraverso una stampa che non vede l’ora di sputarci addosso veleno, la comunicazione esterna torni ad essere univoca, senza eccezioni. Questo, secondo diverse fonti interne, il senso del “cinguettio” pomeridiano di Grillo, cosciente che la partita di Roma resta sempre centrale, nevralgia, per le sorti anche future dell’intero Movimento.

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Deciso a non permettere più che qualcuno, come Tutino, possa aver rifiutato il prestigioso incarico di al Campidoglio perché attaccato proprio dai 5 Stelle, la forza politica che sostiene il sindaco e la maggioranza in Consiglio comunale, alle prese con continue beghe e veleni interni. Gli applausi di Palermo, lo scorso week-end, sembrano già lontani. E ieri, in Transatlantico, si rincorrevano diverse interpretazioni del tweet grillino. “A chi è rivolto?”, “con chi se la prende stavolta?”. Diversi i possibili co-destinatari, anche se, nello specifico del caso Tutino, i sempre bene informati punterebbero i riflettori sulle recenti interviste di Roberto Fico e Carla Ruocco, nei passaggi dedicati al giudice della Corte dei Conti. Il primo affermava: “Deve scegliere Virginia, ma su quella persona noi abbiamo fatto delle interrogazioni parlamentari, atti motivati e scritti che è bene che un sindaco 5 stelle valuti prima di decidere”. La seconda sottolineava: “Sugli assessori come su altro, noi avevamo proposto tutti assieme un’idea del governo della città, condivisa. Ma il sindaco è Raggi, decida lei e poi, qualunque cosa succeda, si assuma le sue responsabilità”. Insomma, sarebbe un esempio di “fuoco amico” che l’M5s non può più permettersi e che il suo capo, di certo, non ha più alcuna intenzione di accettare. Quindi, bocche cucite. E non è un caso che un esponente di punta come Alessandro Di Battista, durante una pausa dei lavori d’aula, in Transatlantico stoppi sul nascere ogni tipo di domanda. A Roma anche Tutino ha detto no alla Raggi… “Parlo solo di referendum”. E il richiamo di Grillo al silenzio? “Solo referendum…”.

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