Mosca studia piano di pace inviato da Roma: “Forniremo valutazione”

Mosca studia piano di pace inviato da Roma: “Forniremo valutazione”
23 maggio 2022

Mosca sta studiando il piano ricevuto “di recente” da Roma per una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina. “Il piano non viene discusso tra Russia e Italia – ha precisato oggi alla stampa il vice ministro degli Esteri russi, Andrey Rudenko – l’abbiamo ricevuto di recente. Lo stiamo studiando. Quando avremo finito di analizzarlo, forniremo una valutazione”. La scorsa settimana il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha spiegato che il piano è stato “messo a punto dal corpo diplomatico italiano in stretto coordinamento con Palazzo Chigi”, ed è stato “condiviso con gli sherpa del G7”. Quindi lo stesso ministro ne ha parlato con il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, durante la sua visita, la scorsa settimana, a New York.

Il ministro ha tenuto a precisare che “cuore del progetto è il gruppo internazionale di facilitazione: Nazioni Unite, Unione europea e Osce, il gruppo di lavoro principale che può mano a mano coinvolgerne altri”. “L’obiettivo è lavorare passo dopo passo – ha spiegato Di Maio – fare in modo che questo gruppo parta dal lavoro sulle tregue localizzate, le evacuazioni di civili, i corridoi umanitari sicuri per poi salire di livello con un cessate il fuoco generale e una pace duratura con un accordo di pace”. Una fonte diplomatica italiana contattata dall’agenzia di stampa russa Tass ha detto il piano potrebbe gettare le basi per il processo negoziale. Il piano di pace prevede un percorso in quattro tappe, sotto la supervisione di un Gruppo internazionale di facilitazione: il cessate il fuoco, la possibile neutralità dell’Ucraina, le questioni territoriali – Crimea e Donbass in primis – e un nuovo patto di sicurezza europea e internazionale. A ogni singolo passaggio, andrà testata la lealtà agli impegni assunti dalle parti, in modo da poter procedere allo step successivo.

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Il primo passo quindi prevede il cessate il fuoco, da negoziare mentre si combatte. È un elemento fondamentale, perché è irrealistico immaginare che una tregua si realizzi da sola o che sia la precondizione per trattare. Il cessate il fuoco andrebbe accompagnato, secondo la proposta italiana, da meccanismi di supervisione e dalla smilitarizzazione della linea del fronte, per discutere i nodi aperti e preparare il terreno a una cessazione definitiva delle ostilità. È il passaggio più complesso. Ma se realizzata, aprirebbe uno spazio di pace rilevante.

Il passo successivo è un negoziato multilaterale sul futuro status internazionale dell’Ucraina. E in particolare sull’eventuale condizione di neutralità di Kiev, assicurata da una “garanzia” politica internazionale. La sede in cui discutere questa neutralità sarebbe una conferenza di pace. A tutela degli ucraini, la condizione è che questo status sia pienamente compatibile con l’intenzione del Paese di diventare membro dell’Unione europea.

Il terzo punto, il più controverso, riguarda la definizione dell’accordo bilaterale tra Russia e Ucraina sulle questioni territoriali, sempre previa mediazione internazionale. Centrali sono ovviamente Crimea e Donbass. Nel patto, suggerisce il piano, andrebbero risolte le controversie sui confini internazionalmente riconosciuti, il nodo della sovranità, del controllo del territorio, le disposizioni legislative e costituzionali di queste aree, le misure politiche di autogoverno. Sarebbero quindi inclusi i diritti linguistici e culturali, la libera circolazione di persone, beni, capitali e servizi, la conservazione del patrimonio storico e alcune clausole di revisione a tempo.

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Nella quarta tappa, si propone un nuovo accordo multilaterale sulla pace e la sicurezza in Europa, nel contesto dell’Osce e della Politica di Vicinato dell’Unione europea. Di fatto, un riassetto degli equilibri internazionali, a partire dal rapporto tra Unione europea e Mosca. In questo quadro, vengono elencati una serie di priorità da definire: la stabilità strategica, il disarmo e il controllo degli armamenti, la prevenzione dei conflitti e le misure di rafforzamento della fiducia. Oggetto di mediazione, anche il ritiro delle truppe russe dai territori occupati. L’obiettivo è quello di riportarle quantomeno allo status quo ante il 24 febbraio 2022, data dell’invasione ordinata da Putin. Questo ritiro sarebbe progressivo, così come progressiva sarebbe la possibile revoca condizionata, parziale, graduale, proporzionale delle sanzioni nei confronti della Russia.

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