Hamburger e grilli, Grillo show a Torino: una vigliaccata disprezzare il populismo

Hamburger e grilli, Grillo show a Torino: una vigliaccata disprezzare il populismo
29 marzo 2017

Fa cucinare anche un hamburger sintetico, ricavato da cellule staminali. Sul palcoscenico del teatro Colosseo di Torino, riempito un po’ a fatica e con la presenza anche di molti consiglieri pentastellati, della città e dell’hinterland oltre che della Regione, Grillo, tornato nel capoluogo da showman, questa volta dedica il suo pezzo forte, alla confusione tra vero e falso, tra realtà e finzione: “non distingueremo più cosa è giusto e cosa è sbagliato- dice in tono profetico – , cosa sia sintetico e cosa no, cosa sia commestibile e cosa non lo sia”. Vale per il cibo, ma vale anche per l’informazione, dove spiega il comico genovese, non è difficile creare falsi video con la faccia e la voce originale del protagonista. Difende a viso aperto, inoltre, il populismo: usarlo come insulto è “una vigliaccata”, dice. “Non hanno il coraggio di dirti fascista – osserva il fondatore del Movimento 5 Stelle – e allora fanno diventare una buona parola una parola brutta”.

Uno spettacolo che in gran parte ricalca quello dello scorso aprile al Lingotto, e che a fine esibizione prevede un assaggio e un lancio di grilli in platea, e in gran parte giocato sulla necessità di tenere in allerta ancora più del cervello, lo stomaco perché è lì il centro del giudizio: ed è lì che il comico afferma di filtrare le persone. Parla dei fallimenti e delle rinascite che proprio quei fallimenti hanno potuto produrre, a partire dalla famosa battuta sui socialisti in Cina che gli costò anni di assenza dalla Rai, che poi però lo portarono a disegnarsi un nuovo ruolo da difensore civico con le famose campagne su Telecom e ancora di più su Parmalat. Assicura di non voler “mai voluto essere un leader”, “ognuno – dice – sia leader di se stesso”. Accarezza i concetti di pessimismo di depressione e di malinconia, regalando forse la migliore battuta della serata: “se non ci fosse la malinconia gli usignoli rutterebbero”, dice Grillo. Parla di valori, tramandati senza troppe parole di padre in figlio. Alla politica, lo aveva promesso, dedica molto poco. Sottolinea che in questa Europa non si capisce cosa sia essere europeo. Che in un continente di 450 milioni di persone, oltre la metà non vanno a votare. Che molte forze e denari servono a tradurre e male le disposizioni europee con effetti questi sì anche comici. Azzarda che un modo democratico per scegliere la classe politica, più che il voto, sarebbe il sorteggio, come per le giurie popolari dove per un po’ ti viene chiesto se vuoi occuparti del tuo paese. Difende infine il populismo: usarlo come insulto è “una vigliaccata”, dice. “Non hanno il coraggio di dirti fascista – osserva il fondatore del Movimento 5 Stelle – e allora fanno diventare una buona parola una parola brutta”.

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