Houthi rivendicano attacco aereo su Tel Aviv, Netanyahu: “Chi colpisce Israele pagherà caro”
Un missile balistico lanciato dalle milizie yemenite degli Houthi ha colpito questa mattina l’area interna al perimetro dell’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, provocando sei feriti e il caos nel traffico aereo israeliano. L’attacco, rivendicato dal gruppo sciita filo-iraniano tramite un comunicato su Telegram, segna una nuova e preoccupante escalation nel conflitto mediorientale, già segnato da mesi di guerra tra Israele e Hamas e dal coinvolgimento di Libano, Siria, Iran e Yemen.
La dinamica dell’attacco
Secondo quanto riferito dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF), il missile, descritto dagli Houthi come un “missile balistico ipersonico”, è stato lanciato dallo Yemen e ha colpito il Terminal 3 dell’aeroporto Ben Gurion. I sistemi di difesa Arrow 3 e il sistema americano Thaad, schierati per intercettare la minaccia, non sono riusciti a neutralizzare il vettore a causa di un “piccolo malfunzionamento tecnico”, come confermato da una prima indagine dell’aeronautica militare israeliana.

Le sirene di allarme hanno suonato in diverse zone del Paese, ma il missile è riuscito comunque a raggiungere il suo obiettivo. Sei persone sono rimaste ferite: tra loro, un uomo sulla cinquantina con traumi agli arti, due donne colpite dall’onda d’urto, un uomo ferito da detriti e altre due donne ferite durante la corsa verso i rifugi. Altre due persone sono state curate per attacchi d’ansia.
Rivendicazione Houthi
Gli Houthi hanno subito rivendicato l’attacco, sottolineando la loro capacità di colpire “siti importanti all’interno di Israele”, come dichiarato dal dirigente Muhammad al-Bahiti. Il portavoce militare Yahya Sarea ha avvertito le compagnie aeree internazionali che “l’aeroporto Ben Gurion non è sicuro” e ha sottolineato il fallimento dei sistemi difensivi israeliani e americani nell’intercettare il missile.
Reazioni israeliane
La risposta politica e militare di Israele è stata immediata e dura. Il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato che la risposta sarà “sproporzionata”: “Chiunque ci faccia danno pagherà sette volte”. Il premier Benjamin Netanyahu, attribuendo la responsabilità diretta dell’attacco all’Iran, ha dichiarato che Israele risponderà “in un momento e in un luogo di nostra scelta, anche ai loro padroni del terrore iraniani”.
Nel pomeriggio è stata convocata una riunione urgente del gabinetto di sicurezza, che ha deciso di agire contro gli Houthi in coordinamento con gli Stati Uniti, senza più restrizioni. L’attacco ha causato il blocco temporaneo dell’aeroporto Ben Gurion, con la sospensione dei voli da parte di diverse compagnie internazionali, tra cui Ita, Air France e Lufthansa. Testimoni hanno raccontato scene di panico tra i passeggeri, sorpresi dal boato dell’esplosione mentre si trovavano all’ingresso del terminal.
Il ruolo degli Houthi
Il coinvolgimento degli Houthi nel conflitto israelo-palestinese si è intensificato dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas nell’ottobre 2023. Il gruppo, sostenuto militarmente e finanziariamente dall’Iran, si è distinto per il lancio di missili e droni contro obiettivi israeliani, in particolare come segno di solidarietà con la causa palestinese. L’attacco di oggi rappresenta una dimostrazione della loro crescente capacità di proiettare potenza militare ben oltre i confini yemeniti.
Gaza, escalation e ostaggi
Sul fronte della Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha annunciato il richiamo di decine di migliaia di riservisti in vista di una nuova espansione dell’offensiva contro Hamas. Nelle ultime 24 ore, almeno 45 persone sono state uccise nei raid israeliani, tra cui tre bambini, mentre Hamas ha pubblicato un nuovo video shock dell’ostaggio Maxim Herkin, apparso bendato e ferito.
L’attacco missilistico degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion segna un punto di svolta nella guerra in Medio Oriente, ampliando il fronte del conflitto e aumentando il rischio di una più ampia escalation regionale. Israele promette una risposta dura e coordinata con gli Stati Uniti, mentre la popolazione civile si trova ancora una volta in prima linea tra allarmi, feriti e incertezza.