Cambiano i pesci nel Mediterraneo. I biologi: imparare a mangiarli
Mediterraneo, il caldo opprimente non risparmia nemmeno il mare. E mentre gli esseri umani cercano refrigerio sotto ombrelloni e condizionatori, anche i pesci si adattano alla nuova realtà climatica. Tuttavia, questo cambiamento ha conseguenze che vanno ben oltre la semplice sopravvivenza: sta trasformando le specie marine, i mercati ittici e persino le abitudini alimentari delle persone.
Un mare troppo caldo per i pesci tradizionali
Sandrine, una commerciante di pesce al Porto Vecchio di Marsiglia, non nasconde lo sconforto. “I clienti ci chiedono: ‘Non avete orate?’. Normalmente ne avremmo, ma ora, a causa del caldo, non ne abbiamo. I pesci stanno morendo,” racconta. Le specie che un tempo popolavano abbondantemente queste acque e finivano sui banchi del mercato, come le orate e le sardine, sono in diminuzione o addirittura scomparse.
Le sardine, in particolare, stanno diventando sempre più rare. Daniela Banaru, ricercatrice in biologia ed ecologia marina presso l’Istituto Mediterraneo di Oceanologia (MIO), spiega che la causa è legata alla crescente scarsità di plancton, fonte primaria di cibo per questi piccoli pesci. “Le sardine sono troppo piccole per essere catturate perché non riescono a crescere a sufficienza,” aggiunge.
Nuovi arrivi nei mercati ittici
Ma dove alcune specie scompaiono, altre prendono il loro posto. Al posto delle sardine, ad esempio, si trovano ora le alose: pesci della stessa famiglia, più grandi e carnosi, con un alto contenuto di omega 3. Tre chili di alosa costano circa 20 euro. Nonostante abbiano molte lische, rappresentano un’alternativa interessante per i consumatori.
“Dobbiamo abituare la gente a mangiare queste specie,” afferma Banaru. “Ogni volta che la temperatura dell’acqua si alza, arrivano nuove specie. Non solo l’alosa, ma anche molte specie invasive. È necessario che anche gli uomini si adattino.”
Un ecosistema in trasformazione
Marie Monin-Bravo, direttrice del Parco Marino della Côte Bleue, conferma che il Mediterraneo sta assistendo all’emergere di nuovi equilibri ecologici. “Quello che è certo è che stanno emergendo nuovi equilibri,” spiega. “Ciò che conta è come ci adattiamo. Date le grandi quantità di acqua marina in gioco, non saremo in grado di raffreddarla all’istante. Ma dovremo adattarci, proprio come faranno le specie.”
Il fenomeno non riguarda solo Marsiglia o la Francia. Lo scorso fine settimana, il Mediterraneo ha battuto un triste record per il mese di giugno, con una temperatura media in superficie di 26 gradi centigradi, secondo Meteo-France . Un segnale inequivocabile del cambiamento climatico in atto.
Adattarsi o soccombere
Le conseguenze di queste trasformazioni sono evidenti: i pescatori devono modificare le loro tecniche, i mercati ittici offrono prodotti diversi da quelli tradizionali e i consumatori sono chiamati a cambiare le proprie abitudini alimentari. “È necessario che anche la gente si adatti alle specie che sono abbondanti, di stagione, fiorenti,” sostiene Banaru.
Mentre il Mediterraneo continua a scaldarsi, il messaggio è chiaro: il cambiamento climatico non è più un problema lontano o astratto. Sta già ridisegnando il nostro mondo, dalle profondità marine fino ai piatti delle nostre tavole. L’unica certezza è che dobbiamo imparare a conviverci, adattandoci a un futuro che sarà inevitabilmente diverso dal passato.