In sala “Una femmina”, ribellione di una donna alla ‘ndrangheta

In sala “Una femmina”, ribellione di una donna alla ‘ndrangheta
14 febbraio 2022

E’ un film potente, intenso, duro come possono essere dure le leggi che regolano la ‘ndrangheta in un angolo isolato della Calabria. “Una femmina”, presentato a Berlino nella sezione Panorama e nei cinema dal 17 febbraio, ruota attorno alla storia di una donna che si ribella a quelle ancestrali regole familiari che rendono la ‘ndrangheta la più potente organizzazione criminale del mondo. Tratto dal libro “Fimmine ribelli” di Lirio Abbate, autore del soggetto insieme ad Edoardo De Angelis, è diretto da Francesco Costabile e interpretato da Lina Siciliano. La protagonista, Rosa, sembra vittima di un destino già segnato, ma decide di tradire la sua famiglia e cercare la propria vendetta. A proposito dell’incontro con De Angelis, Costabile spiega: “Sentiva la necessità di ribaltare il punto di vista, cioè raccontare le donne, cioè adottare una soggettività di narrazione, proprio femminile. Andare a sabotare un po’ la struttura gerarchica patriarcale, attraverso il punto di vista femminile, perché poi queste famiglie così potenti, economicamente, si basano su strutture archetipiche, cioè sulla famiglia”.

Laddove le donne si sono ribellate all’interno di queste famiglie, quindi la storia di Giusy Pesce, di Maria Concetta Cacciola, di Lea Garofalo, insegnano proprio che queste famiglie si sfaldano laddove la donna tradisce”. Quello che rende il film ancora più sorprendente è che è il primo lungometraggio di Costabile e l’attrice è un’esordiente. Sono accomunati, nelle loro vite, dal rifiuto delle regole patriarcali che regolavano la società in cui sono cresciuti. Lina, che Costabile ha incontrato in una casa famiglia di Cosenza, ha la stessa forza di Rosa negli occhi. “Francesco cercava proprio la rabbia. Cercava un’attrice non professionista che vivesse questo film, sempre in maniera naturale, però che andasse a scavare all’interno di se stessa”. Non c’è nessuna fascinazione per il mondo criminale nel film. C’è una crudezza che però non esclude una tensione emotiva profonda. “Non è un approccio totalmente realistico quello di ‘Una femmina’, si parte dalla realtà per trasfigurarla. Quindi è un film che lavora proprio sulla dimensione traumatica dell’inconscio. Cioè, io vorrei che le persone che vedranno questo film, soprattutto le donne, mi piacerebbe che si agganciassero all’esperienza traumatica di queste donne”.

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