Jobs act miete altre vittime nel Pd. Raciti rompe con Cuperlo: “L’offeso sono io”

Jobs act miete altre vittime nel Pd. Raciti rompe con Cuperlo: “L’offeso sono io”
26 novembre 2014

“L`offeso sono io”. Il deputato del Pd Fausto Raciti, segretario regionale della Sicilia, replica così, su Facebook, a Gianni Cuperlo. “In un partito che si è sempre definito plurale è normale – ragiona il dirigente dem – che convivano impostazioni politico-culturali anche profondamente diverse. Tutta la storia dell’Ulivo prima e del Pd dopo sta lì a dimostrarlo. Cosa permette a queste impostazioni di convivere? Il riconoscimento di un progetto comune, la democrazia e la capacità di intrecciarle”.

Il problema, secondo Raciti, “non è di disciplina di partito, ma di senso dello stare insieme”. Perché “col non voto avete detto a tutti coloro che hanno partecipato alla discussione, migliorato il testo della delega, che insomma si sono assunti la responsabilità di fare politica, che sono dei fessi. Questa sorta di ‘obiezione di coscienza’, dice che la scelta di non votare non è legata ad un elemento politico, ma valoriale. Ma non votavamo né su una guerra, né su temi di bioetica. Votavamo una delega ad un nostro ministro, discussa, ponderata, limata in direzione e nel gruppo. Cercare di lucrare consenso su questo sforzo a danno di tutti gli altri ferisce davvero la buona fede e la serietà di coloro i quali l’hanno messo in opera. Almeno non fate gli offesi. Offeso sono io”.

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