Joe Biden: “Onorato di essere stato scelto per guidare questo nostro grande Paese”. Trump: non è finita qui

Joe Biden: “Onorato di essere stato scelto per guidare questo nostro grande Paese”. Trump: non è finita qui
Joe Biden e Kamala Harris
8 novembre 2020

Joe Biden ce l’ha fatta: nel quinto ‘giorno elettorale’ dopo il voto del 3 novembre è stato eletto 46esimo presidente degli Stati Uniti, superando la magica soglia dei 270 grandi elettori grazie alla Pennsylvania, dove è nato. L’annuncio dell’elezione è stato dato prima dalla Cnn, poi nel giro di pochi secondi da Ap, Nbc e tutti gli altri grandi media Usa. “America, sono onorato di essere stato scelto per guidare questo nostro grande Paese”, è stato il suo primo commento da neo-eletto presidente, “il lavoro che ci aspetta sarà duro, ma vi prometto: sarò il presidente di tutti gli americani, che abbiate o no votato per me”. Biden terrà un discorso alla nazione alle 20 di Washington, le 2 in Italia. Lo farà senza la tradizionale ‘concessione’ della sconfitta da parte di Donald Trump, che subito dopo l’annuncio della vittoria del suo avversario democratico ha commentato: “Queste elezioni sono tutt`altro che finite”. La notizia l’ha ricevuta mentre stava giocando a golf.

Intanto da tutto il mondo piovevano congratulazioni ed auguri: dalla Germania, dalla Francia, dall’Italia con il presidente Mattarella, il premier Conte e il ministro degli Esteri Di Maio, dalla Gran Bretagna con un Boris Johnson sospettabile di aver tifato Trump sino all’ultimo, dal segretario generale della Nato Stoltenberg e così via. Dall’Ue il presidente del Consiglio Ue Michel auspica una forte relazione transatlantica e “più cooperazione” prospetta la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. “Una giornata indimenticabile per l`Europa e la democrazia. Mi sto abbracciando da solo”, ha scritto su Twitter il commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni. Sul fronte statunitense, coro di congratulazioni dai principali esponenti dem, a cominciare dal 44esimo presidente Usa Barack Obama: “Non potrei essere più orgoglioso dei miei amici Joe e Kamala”. Sobria Michelle Obama: vincere non dà la bacchetta magica, ma è l’inizio.

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Con Kamala Harris, alla vicepresidenza Usa è la prima volta di una donna e la prima volta di una persona di colore. Con Joe Biden, alla Casa Bianca il 20 gennaio, giorno dell’inagurazione, arriverà invece un veterano della politica: dal 2008 due mandati da braccio destro di Obama dopo una lunga carriera, iniziata nel 1972 con l`elezione al Senato per il Delaware (sei mandati) e passata per una candidatura alla presidenza nel 1988, naufragata nel plagio – confessato – di un discorso dell`allora leader laburista Neil Kinnock. Nato il 20 novembre del 1942 a Scranton, Pennsylvania, in una famiglia cattolica di origini irlandesi Joe Biden come nessuno sulla scena politica americana è stato `plasmato` dal dolore e dalla tragedia della perdita di familiari. Nel 1972 la moglie Neila e la figlia più piccola, Naomi Christina, morirono in un incidente d`auto. E Biden giurò da senatore dall`ospedale dove erano stati ricoverati i due figli sopravvissuti, Beau e Hunter. Nel 2015 Beau fu stroncato da un tumore al cervello. Dal matrimonio del 1977 con Jill Tracy Jacobs è poi nata la figlia Ashley nel 1981.

Dimostrazioni di giubilo e, come fa notare Cnn, probabilmente “di sollievo” hanno accolto in diverse città Usa la notizia dell’elezione di Joe Biden. A Washington una folla, soprattutto giovani – i più con mascherina, ma inesistente il distanziamento – ha iniziato a radunarsi verso le 12 locali davanti alla Casa Bianca. Molti gridano in coro “Trump out!”, scatenando gli applausi generali. Folla festante anche su Time Square, a New York, e a Filadelfia. Resta da vedere come reagiranno i supporter di Donald Trump che nei lunghi giorni dello spoglio hanno sostenuto le richieste del presidente di bloccare il conteggio dove si profilava la sua sconfitta. Prima dell’election day in molte città negozi e locali hanno coperto le loro vetrine con fogli di compensato, temendo violenze. Trump vorrebbe che l’esito dell’elezione fosse in ultima istanza deciso dalla Corte suprema, come nel 2000, per la sfida tra il repubblicano George Bush Jr e il democratico Al Gore.

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Ma all’epoca Bush Jr dai massimi togati ottenne i voti elettorali della Florida, decisivi (era in vantaggio e si rivolse alla Corte Suprema per bloccare un nuovo conteggio) mentre ora Trump sembra valutare una contestazione legale spalmata su più Stati, dove il margine di distacco da Joe Biden è molto limitato, impresa che non sarà facile portare avanti. C’è al momento un ricorso presentato dai repubblicani alla Corte Suprema e chiede l’esclusione dei voti arrivati dopo l’Election day in Pennsylvania: anche se accolto, i numeri non sarebbero sufficienti a ribaltare l’esito del voto. La campagna di Trump ha fatto inoltre appello alla Corte suprema della Pennsylvania per bloccare le schede arrivate nei tre giorni successivi all’Election day, e per questo un giudice ha ordinato di metterle da parte, ma conteggiarle. Due altri ricorsi della campagna di Trump sono stati respinti giovedì. In ogni caso, per contestare il risultato in un singolo Stato, il presidente non può rivolgersi direttamente alla Corte suprema, ma deve avviare l’iter legale a un grado inferiore.

COSA ACCADRA’ DA OGGI ALL’INSEDIAMENTO DI BIDEN

Di seguito una scheda su quel che accadra negli Usa da oggi – giorno in cui Biden ha vinto le elezioni presidenziali – al 20 gennaio giorno del suo insediamento alla casa bianca. 8 dicembre: in base alla legge sul conteggio elettorale, questa è la data entro la quale gli stati dovrebbero aver contato i voti, risolto le controversie e determinato il vincitore dei voti dei loro collegi elettorali. I governatori dovrebbero creare certificati di accertamento che elencano il vincitore delle elezioni e la lista degli elettori. 14 dicembre: vengono espresse le votazioni elettorali. Per legge questa data è il primo lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre. Quest’anno cade il 14 dicembre. 23 dicembre: i voti elettorali devono arrivare a Washington. I voti elettorali certificati hanno nove giorni per arrivare dai loro stati a Capitol Hill.

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3 gennaio: i membri della Camera e i nuovi membri del Senato prestano giuramento a mezzogiorno. Questo è l’inizio ufficiale del 117 ° Congresso. 6 gennaio: i membri della Camera e del Senato si incontrano tutti nella camera della Camera. Il presidente del Senato (che è il vicepresidente Mike Pence) presiede la sessione e le votazioni elettorali vengono lette e contate in ordine alfabetico da due nominati ciascuno dalla Camera e dal Senato. Quindi danno i loro conteggi a Pence, che annuncia i risultati e ascolta le obiezioni. Ci sono 538 voti elettorali – uno per ogni membro del Congresso e senatore più tre per Washington, DC. Se nessun candidato ottiene 270, i 435 membri della Camera decidono l’elezione. La Camera ha tempo fino a mezzogiorno del 20 gennaio per scegliere il presidente. 20 gennaio: un nuovo presidente presta giuramento a mezzogiorno del giorno dell’inaugurazione.

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