Junk Food in pubblicità: bastano 5 minuti per far consumare ai bambini 130 kcal in più al giorno

Un nuovo studio presentato al Congresso europeo sull’obesità (Eco) di Malaga, in corso fino al 14 maggio 2025, lancia un allarme sull’impatto della pubblicità di cibo spazzatura sui bambini. Secondo la ricerca condotta dall’Università di Liverpool, bastano appena 5 minuti di esposizione a spot di alimenti ricchi di grassi saturi, zuccheri o sale per spingere i bambini tra i 7 e i 15 anni a consumare in media 130 Kcal in più al giorno, pari alle calorie di due fette di pane.

I risultati dello studio

Lo studio, un crossover randomizzato, ha coinvolto 240 giovani volontari del Merseyside, Regno Unito. I partecipanti sono stati esposti per 5 minuti a pubblicità di junk food o di prodotti non alimentari attraverso diversi media: televisione, social media, radio e cartelloni pubblicitari. Successivamente, i ricercatori hanno misurato il consumo “ad libitum” di snack e pranzi, oltre a rilevare altezza e peso per calcolare l’indice di massa corporea (Bmi).

I dati sono chiari: dopo aver visto pubblicità di cibo spazzatura, i bambini hanno consumato in media:

  • +58,4 Kcal di snack;
  • +72,5 Kcal durante i pranzi;
  • +130,9 Kcal totali (snack e pranzo combinati) rispetto all’esposizione a spot non alimentari.

Inoltre, per ogni unità di aumento del Bmi, i bambini consumavano 17 Kcal in più, evidenziando una correlazione tra peso corporeo e vulnerabilità agli stimoli pubblicitari.

L’impatto del marketing alimentare

La professoressa Emma Boyland, autrice principale dello studio, sottolinea l’importanza di questi risultati: “Anche una breve esposizione al marketing di alimenti ricchi di grassi, sale e zucchero può indurre un consumo eccessivo di calorie, con potenziali effetti sull’aumento di peso, soprattutto nei giovani, che sono più sensibili alla pubblicità”. Le abitudini alimentari sviluppate in età infantile, aggiunge, possono influenzare la salute per tutta la vita.

Sorprendentemente, né il tipo di media (televisione, social, radio o immagini statiche) né lo stato socioeconomico dei partecipanti hanno influenzato l’aumento del consumo di junk food. Un dato ancora più preoccupante è che anche le pubblicità di sola marca, non regolamentate a livello globale, hanno dimostrato di incrementare il consumo di cibo nei bambini.

Un richiamo a politiche più severe

La ricerca arriva in un momento cruciale, mentre molti paesi stanno valutando restrizioni alla pubblicità di alimenti non salutari per contrastare l’epidemia di obesità infantile. “I nostri risultati offrono informazioni innovative sull’impatto del marketing alimentare non sano e dimostrano che le pubblicità di sola marca aumentano il consumo di cibo”, spiega Boyland. “Questi dati supporteranno la progettazione di politiche restrittive urgenti per proteggere la salute dei bambini”.

Lo studio dell’Università di Liverpool evidenzia un legame diretto tra esposizione pubblicitaria e aumento dell’apporto calorico nei giovani, con conseguenze potenzialmente significative sul peso e sulla salute a lungo termine. Di fronte a questi dati, diventa sempre più urgente regolamentare il marketing di junk food, non solo per i prodotti specifici, ma anche per le pubblicità di marca, per garantire un futuro più sano alle nuove generazioni.