La California in fiamme: fra pandemia, incendi e gol politici

La California in fiamme: fra pandemia, incendi e gol politici
Donald Trump Junior e la compagna Kimberly Guilfoyle, ex moglie del governatore Newsom
30 agosto 2020

“Più di 400mila ettari di terreno sono stati bruciati in California, l’equivalente dello Stato del Rhode Island”. Il governatore Gavin Newsom metteva a punto con queste parole la tragica situazione degli incendi che stanno devastando il Golden State. Sono tempi bui per la California che negli ultimi mesi sta affrontando anche la pandemia del Covid-19. Preoccupano di più due di questi incendi nel nord dello Stato che rappresentano i più grandi nella storia della California. Si tratta dell’incendio LNU Lightning Complex al nord-nordest di San Francisco e quello del SCU Lightning Complex che colpisce all’est di San Jose. Altri più piccoli in diverse parti dello Stato preoccupano anche poiché siamo solo all’inizio della stagione degli incendi che di solito va dal mese di agosto e finisce a novembre nel Nord dello Stato mentre nel Sud va da novembre e finisce a dicembre. Il periodo più pericoloso occorre di solito da settembre a ottobre.

I cambiamenti climatici hanno però scombussolato queste previsioni e secondo uno studio esistono due stagioni di incendi: una da giugno a settembre e l’altra da ottobre ad aprile. Questi periodi sono spesso determinati dalle condizioni atmosferiche con i mesi caldi che non producono piogge e l’inizio delle precipitazioni che contribuiscono alla fine degli incendi. Ad aggiungere al problema ci sono anche i venti, specialmente nel Sud, con i cosiddetti Santa Ana Winds (Venti di Santa Ana). Le cause degli incendi sono molteplici. Spicca fra tutte la disattenzione di qualche individuo poco accorto anche se la madre natura ci mette del suo. Alcuni incendi nascono dal bisogno della natura per rigenerare la scarsa vegetazione. Il clima secco e la quantità di scarse piogge aggrava la situazione alla quale bisogna aggiungere il riscaldamento globale e le temperature che continuano di anno in anno ad aumentare. Nel deserto del Death Valley, per esempio, si sono stabiliti record di eccessivo calore che hanno raggiunto 54 gradi recentemente.

Gli effetti sono stati devastanti. I terreni bruciati sono otto volte più grandi di quelli degli anni 70, secondo la rivista National Geographic. Sette persone hanno perso la vita e più di 170mila hanno ricevuto l’ordine di evacuare le loro case. In anni passati questi individui andavano a stare temporaneamente con parenti ed amici ma in questi giorni di Covid-19 che richiedono distanziamento sociale la situazione è molto più problematica. Ad aggravarla di più va aggiunta anche la qualità dell’aria che diventa pericolosa per i californiani vicini agli incendi ma anche a quelli lontani poiché il fumo e l’aria penetrano al di là dei centri degli incendi. La bassa qualità dell’aria peggiora la situazione di quegli individui che hanno difficoltà respiratorie come asma ma anche quelli negli ospedali ricoverati per i contagi del Covid-19. Per questi ultimi il recupero diventa più lungo a causa della pessima qualità dell’aria.

Persino il fumo nell’aria rende i polmoni più deboli, aggravando i possibili contagi del coronavirus. Il 96 percento dei vigili del fuoco dello Stato sta combattendo gli incendi causando però timori che la stanchezza si farà sentire fra breve. In anni passati questi pompieri erano assistiti da gruppi di detenuti i quali erano addestrati come vigili del fuoco. Il Covid-19 ha però costretto le carceri al rilascio di molti di loro riducendo il numero di partecipanti da 2200 a 1600. La Guardia Nazionale ha ricevuto l’ordine di assistere e già 300 di loro sono stati addestrati a fungere da vigili del fuoco. Altri 300 intraprenderanno l’addestramento fra breve. Il governatore Newsom ha richiesto l’assistenza di altri Stati ma anche al Canada e persino all’Australia, ricevendo promesse ma non abbastanza aiuti.

Negli ultimi giorni le temperature sono scese, facilitando il lavoro dei vigili del fuoco e alcuni incendi sono sotto controllo ma la situazione è ancora pericolosa. Kimberly Guilfoyle, la compagna di Donald Trump Junior e ex moglie del governatore Newsom, ne ha approfittato per scopi politici alla recente convention repubblicana. La Guilfoyle, ex procuratrice in California e anche rivale in anni passati di Kamala Harris, la candidata democratica alla vicepresidenza, ha detto che per vedere “il futuro socialista del ticket Biden-Harris basta semplicemente guardare alla California”. Ha ragione sulla tragica situazione anche se risulta difficile in che modo il governo della California sia socialista e responsabile per i disastri naturali. Il suo dito dovrebbe essere indirizzato all’attuale inquilino della Casa Bianca e la sua completa inattività che ignora i cambiamenti climatici responsabili non per gli incendi ma certamente per la loro aumentata gravità.

La California, il più importante Stato dell’unione il cui Pil si piazzerebbe fra le prime sei nazioni al mondo, si riprenderà come ha fatto in passato, considerando la diversità economica del suo territorio. La Guilfoyle dovrebbe saperlo come lo sanno i californiani che continuano a votare contro il partito lodato adesso dalla Guilfoyle. Ovviamente la California va aiutata allo stesso modo di altri Stati che spesso sono colpiti da disastri naturali che possono includere incendi, terremoti, o uragani come stanno avvenendo nel Sud del Paese. Ma ci stiamo avvicinando alle elezioni, e per Guilfoyle, qualunque scusa è buona per cercare di segnare gol politici. *Professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications

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