La democrazia Usa ad un anno dall’assalto al Campidoglio

La democrazia Usa ad un anno dall’assalto al Campidoglio
Donald Trump, Joe Biden
3 gennaio 2022

Giovedì 6 gennaio 2021 sarà trascorso un anno, da quando una folla di sostenitori dell’ex presidente Donald Trump ha preso d’assalto il Campidoglio, mentre al suo interno veniva certificata la vittoria del presidente Joe Biden, anche con l’avallo dell’ex vicepresidente di Trump, Mike Pence. Le immagini di quella folla violenta e mascherata, che ha sopraffatto le forze di polizia per saltare sui balconi, irrompere negli uffici dei deputati, sfregiare i corridoi del tempio della democrazia Usa continuano a inorridire alcuni e a ringalluzzire altri. Rivedere, sul sito dell’FBI, con limitazione per i minori, i video dei violenti combattimenti con la polizia a suon di pugni, spranghe, spray al peperoncino e armi lancia un avvertimento a un futuro cupo per la democrazia statunitense.

Almeno sette persone sono morte in relazione alla rivolta, altre dozzine sono rimaste ferite e centinaia di impiegati del Campidoglio sono tuttora scossi e traumatizzati, mentre il Congresso continua a scivolare nella partigianeria più bieca. Una commissione bipartisan di 9 membri è stata istituita per indagare su quell’assalto, ma due dei repubblicani che la compongono sono sul limite dell’espulsione del partito sempre più soggiogato dalla figura di Trump che dal suo buen retiro in Florida continua a raccogliere miliardi per la sua campagna elettorale e offre il suo supporto a candidati che appoggiano la sua linea mentre minaccia quelli che non lo fanno. In un sondaggio del Wall Street Journal, condotto alla fine del 2021, l’81% dei repubblicani ha affermato di avere un’impressione favorevole di Trump, mentre il 57% dei repubblicani ha affermato di essere d’accordo sul fatto che “l’elezione è stata rubata a Donald Trump attraverso una diffusa frode elettorale”.

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Intanto la commissione in attesa del pronunciamento della Corte Suprema sull’accesso agli atti relativi al 6 gennaio che Trump ha chiesto di bloccare, ha deciso di rendere pubbliche le prossime fasi delle indagini in cui potrebbe esser chiamato a testimoniare sia l’ex vicepresidente Mike Pence che lo stesso Trump. I nove membri della commissione ha ottenuto finora più di 35.000 documenti, tra cui l’ultimo è un memorandum pubblicato a Capodanno da Bernard Kerik, l’ex commissario di polizia di New York che è stato coinvolto nello sforzo di Rudolph W. Giuliani di indagare sulle denunce di frode elettorale. Tra i documenti che Kerik ha consegnato al comitato c’è un “Piano strategico di comunicazione” di 22 pagine per ribaltare la vittoria di Biden e insediare Trump per un secondo mandato.

Ci sono poi altri report che provano il ruolo del capo dello staff di Trump, Mark Meadows, nel ribaltare i risultati elettori; come altri documenti mostrano il coinvolgimento dell’ex stratega della Casa Bianca, Steve Bannon e dell’ex colonnello dell’esercito Phil Waldron, mentre altri funzionari del dipartimento di giustizia e deputati alla sicurezza hanno collaborato con la narrativa dei brogli e delle frodi, per cui sono citati a giudizi in cause miliardarie dalle società che gestiscono le macchine del sistema di voto. Intanto la deputata Liz Cheney, repubblicana del Wyoming, ha definito l’inazione dell’ex presidente Donald J. Trump il 6 gennaio “un’inosservanza del dovere”, soprattutto dopo che fonti vicine all’ex presidente hanno testimoniato che Trump ha guardato le immagini dell’assalto al Campidoglio dallo Studio Ovale e non ha fatto nulla per fermarle nonostante il duplice intervento a riguardo della figlia dell’ex presidente, Ivanka. Proprio a seguito dell’atto di negligenza presidenziale, la commissione insisterà per rivedere le norme sui poteri presidenziali.

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Il senatore Chuck Schumer, il leader della maggioranza democratica ha annunciato che prima del 17 gennaio, anniversario della morte di Martin Luther King aprirà una sessione per modificare le modalità di votazione del Senato, per bloccare l’ostruzionismo repubblicano e tutelare le leggi sul diritto di voto, per ribaltare la narrativa sulle frodi sostenuta dagli alleati di Trump. Il 6 gennaio comunque sarà una data di celebrazioni con una veglia di preghiera sulle scale del Campidoglio, un momento di silenzio alla Camera prima che alcuni storici esamineranno gli eventi di quel giorno infausto per la democrazia americana, mentre vari deputati hanno già annunciato discorsi per non dimenticare e ribadire che nonostante la crisi, il sistema di governo non vacilla.

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