La Traviata a Taormina, Irina Lungu vince la sfida Covid

La Traviata a Taormina, Irina Lungu vince la sfida Covid
Irina Lungu
2 agosto 2020

Uno scroscio di appalusi ha salutato l’ultima nota di chiusura dell’ Addio del Passato, segnando il successo personale di Irina Lungu protagonista di questa Traviata di fine luglio targata Fondazione Taormina Arte in collaborazione con il Teatro Bellini di Catania. L’atmosfera era rarefatta, forse più di quanto non lo si percepisse entrando in un Teatro Antico solitamente gremito – ospitando circa 5 mila persone – in pratica svuotato dalle misure anti Covid, con cavea privata di platea e tribunetta, l’immenso palco che sembrava inghiottire le pedane per il Coro e le sedie per i solisti. Ma soprattutto svuotato dalla non presenza di chi, ancora, teme che andare a teatro, anche all’aperto, possa nuocere più dell’andare in spiaggia o dell’affollare il Corso Umberto, che pur non nella sua forma migliore, comincia ad avere un nutrito numero di “passeggiatori” più o meno “mascherati”.

Eppure Traviata di Verdi è sempre uno specchietto per le allodole, e gli organizzatori della lirica a Taormina ben lo sanno, se si considera che negli ultimi sei/sette anni quella del 30 luglio scorso era la terza se non la quarta, qui rappresentata. Forse troppe per un pubblico per lo più proveniente dall’interland delle province catanese e messinese e che ancora non può contare su una massiccia presenza di stranieri. Il cast comunque era di quelli che solitamente all’estero richiamano, a cominciare da Irina Lungu, soprano russo, ospite dei maggiori teatri, da La Scala al Metropolitan, a Vienna, alla Royal Opera House, a Ivan Ayon Rivas, nel ruolo di Alfredo, in sostituzione dell’iniziale Stefan Popp, bloccato in Romania per le misure anti Covid, Alberto Gazale arrivato anche lui all’ultimo minuto a sostituire l’annunciato Franco Vassallo, nel ruolo di Germont padre. Una rosa di validi interpreti, unita alle compagini corali e orchestrali del Bellini di Catania. Cosa ha quindi frenato il pubblico a non coprire neanche il numero stabilito per la vendita dei biglietti? Diamo la colpa al Covid, questa volta, ma chi mette a punto i programmi dovrebbe considerare il fattore noia che qualcuno potrebbe provare, all’ennesima Traviata proposta.

Alberto Gazale

Fatte queste dovute precisazioni passiamo alla serata del 30 che sicuramente rimarrà tra quelle da annoverare passate sul palco del Teatro Antico. Spesso si pensa che la versione in forma da concerto non possa soddisfare pienamente, che la mancanza di costumi, di scene, non possa dare il giusto valore all’opera verdiana. Traviata invece è una di quelle opere che per la potenza della musica che tutti conoscono – a testimonianza di questo i numerosi coretti sparsi del pubblico sul Brindisi, su i cori delle Zingarelle e Matadores, anche su Parigi, o cara – ma soprattutto per un plot che non ha tempo. La vicenda di Violetta -la giovane prostituta d’alto bordo, che si innamora del giovane studente, ma costretta a lasciarlo dal padre di questo, muore in povertà di tisi – in fondo è propria di tutte le epoche e un frack, un abito da sera, gioielli e strass – anche moderni – sono il filo che unisce queste epoche. Così la versione da concerto proposta da Taormina Arte e dal Teatro Bellini di Catania nulla ha tolto né alla intensità della storia né soprattutto alla musica. Non fosse soltanto che in questa disposizione – distanziati – una maggiore cura dell’aspetto fonico/audio avrebbe dovuto essere più accurato in modo da permettere soprattutto agli interpreti, distanziati, di ascoltarsi e di ascoltare soprattutto l’orchestra che occupando parte della platea non sempre risultava in linea con quanto avveniva sul palco.

Piccole sbavature specialmente nei concertati, superabili, che la musicalità degli interpreti e la mano del direttore Fabrizio Maria Carminati, esperta ma senza guizzi, hanno saputo risolvere brillantemente, riuscendo comunque ad esaltare le pagine verdiane. Irina Lungu, che come lei lei stessa ha detto vive “in simbiosi” con Violetta ha dimostrato perfettamente il significato di quanto affermato. Già il fisique du role perfetto, poi una voce che abilmente riesce a coprire il range belcantistico, lirico e drammatico del ruolo. Notoria è infatti l’affermazione di Verdi stesso che per la sua Violetta ci sarebbero voluti tre soprano diversi – belcanto, lirico, drammatico – per riuscire ad esprimere perfettamente quanto da lui scritto e voluto. La voce di Irina Lungu possiede quella duttilità e versatilità voluta da Verdi. Il suo E’ strano e strano, se non eccessivamente funambolico, ha colpito per la diversità dei colori, il fraseggio accurato, una espressività ricca, così come il suo straziato Amami Alfredo, e il toccante Addio del Passato che, con tanto di ripresa, ha strappato l’ovazione del pubblico. Ivan Ayon Rivas, ha ricoperto il ruolo di Alfredo con lo smalto della gioventù, ma non trascendendo. Il suo è stato un Alfredo calmo e ponderato, anche nei momenti di maggiore baldanza – come in Dei miei bollenti spiriti – o rabbia.

Ivan Ayon Rivas

Alberto Gazale, quasi buttato sul palcoscenico, a causa dell’indisposizione di Franco Vassallo, ha riunito tutta la sua esperienza e presenza per tratteggiare il ruolo ostico di Papà Germont: misurato, nobile ma implacabile, nel duetto con Violetta, paterno in quello con Alfredo, si è comunque attenuto a quanto scritto, senza sfoggiare particolare pathos. Bene Sabrina Messina come Flora Bervoix, Filippo Lunetta il barone Douphol, Salvatore Grigoli il marchese d’Obigny, Riccardo Palazzo Gastone e Giuseppe, Alexandra Oikonomou Annina. L’orchestra e il Coro del Bellini hanno anche loro fatto ciò che dovevano, senza brillare particolarmente, in alcuni momenti sottotono. La direzione di Carminati del resto oltre a seguire la partitura, dando i tempi, non è sembrata curare particolarmente frasi musicali o momenti, lasciando più agli interpreti fare uso della loro sapienza espressiva vocale. Prossimo appuntamento con la lirica e il Teatro Bellini di Catania il 12 con Carmina Burana di Carl Orff, direttore Dario Lucantoni con Eleonora Bellocci Shalva Mukeria e Franco Vassallo baritono il 14 agosto con un Gala lirico di Musiche di Bellini, Verdi, Cilea e Puccini a dirigere sempre Fabrizio Maria Carminati e con Anna Pirozzi , Fabio Sartori, Veronica Simeoni e Simone Piazzola.

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