La Turchia entra in Siria, decine di morti. Erdogan, combatteremo allo stesso modo Isis e curdi

La Turchia entra in Siria, decine di morti. Erdogan, combatteremo allo stesso modo Isis e curdi
28 agosto 2016

erdoganLa Turchia incrementa la sua pressione nei territori siriani vicini al confine e lo fa sia da un punto di vista militare, sia da un punto di vista politico.  E così un nuovo fronte di guerra si e’ aperto da ieri in Siria dopo il ‘casus belli’ di un soldato turco ucciso (la prima vittima dall’inizio delle operazioni, mercoledi’, in Siria) e tre feriti dal lancio di razzi contro due carri armati che secondo Ankara sono da imputare ai miliziani curdi dell’Ypg. Formazione considerata dagli Usa ‘comodi’ alleati (furono gli stessi a liberare Kobane da Isis nel 2014), ma terroristi alla tregua del Pkk, dai turchi che temono la nascita di un’entita’ statuale curda tra Turchia e Siria e poi in Iraq e Iran. Una guerra che dura da oltre cinque anni. Oggi sono iniziati cannoneggiamenti dell’artiglieria turca e raid aerei per la prima volta diretti esplicitamente contro i miliziani curdi. Ai 20 civili morti e 50 feriti dai colpi sparati dall’artiglieria pesante turca a Jeb el-Kussa, un villaggio a sud di Jarablus, si sono aggiunte altre 15 vittime e 25 feriti in un raid aereo vicino alla citta’ di Al-Armaneh. Lo denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Un portavoce della comunita’ curda parla invece di 75 vittime tra le due cittadine. Oggi e’ il quinto giorno di operazioni militari di Ankara in Siria che hanno come obiettivo ufficiale primario l’Isis ma da ieri anche i miliziani curdi dell’Ypg. Ankara aveva ottenuto per bocca del vicepresidente americano Joe Biden, nella prima visita a Ankara di un esponente dell’amministrazione Obama dopo il ‘fallito’ golpe del 15 luglio, il sostegno degli Usa. Biden, facendo eco al presidente Recep Tayyip Erdogan, aveva intimato ai miliziani curdi di ritirarsi ad est del fiume Eufrate. Non solo quindi da Jarablus ma anche da Manbij, la roccaforte di Isis, conquistata dalle forze curdo-siriane della Sdf. Da ieri i turchi hanno la scusa per colpire i curdi dell’Ypg mettendo in difficolta’ gli Stati Uniti che finora hanno contato su di loro sia per contrastare Isis che per tenere sotto pressione le forze di Assad.

La Turchia considera le formazioni filo-curde – a partire dal Partito dell’Unione democratica (PYD) e le Unità di protezione del popolo (YPG), sostenute dagli Stati uniti – dei terroristi al pari dell’Isis. Oggi Ankara ha incrementato l’offensiva nell’area di confine, in Siria, colpendo in aree prese dalle forze curde, vicino a una città liberata dall’Isis la scorsa settimana. L’operazione condotta dalle forze di Ankara è definita in codice “Scudo dell’Eufrate”. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha gettato la maschera e ha confermato quello che molti analisti sospettavano: l’ingresso (con la benedizione degli Usa) di truppe turche mercoledi’ in Siria, ufficialmente per strappare ad Isis il controllo della citta’ di Jarablus, in realta’ puntera’ anche a combattere “con la stessa determinazione” le milizie curde siriane dell’Ypg, considerate da Ankara terroristi alla stregua del Pkk ma alleate degli Stati Uniti. Lo ha annunciato lo stesso Erdogan da Gaziantep, teatro il 20 agosto di un sanguinoso attentato ad un matrimonio in cui morirono 54 persone. La Turchia ha accusato l’Isis dell’attentato. “Noi daremo ogni tipo di contributo al lavoro per ripulire la Siria dal Daesh (acronimo arabo per Isis, ndr.)”, ha detto Erdogan parlando ai suoi sostenitori. “Per quanto riguarda il gruppo terroristico PYD – ha continuato facendo riferimento ai curdi – noi abbiamo la medesima determinazione”. E ha chiarito: “Noi non permetteremo assolutamente alcuna attività terroristica al confine o vicino a esso”.

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