L’affondo del presidente della Cassazione: “Giustizia militare da abolire”. E’ scontro tra le toghe

L’affondo del presidente della Cassazione: “Giustizia militare da abolire”. E’ scontro tra le toghe
24 novembre 2016

Ieri, in una sede istituzionale – il plenum del Csm, alla presenza del guardasigilli Andrea Orlando – l’affondo del primo presidente della Cassazione Canzio, la ‘prima’ toga d’Italia: la giustizia militare ha un carico di lavoro “modestissimo” e va soppressa. Oggi, la replica del procuratore militare di Roma Marco De Paolis, il magistrato protagonista delle principali inchieste sui crimini nazifascisti in Italia, finite quasi tutte con condanne definitive all’ergastolo: “il presidente Canzio è poco rispettoso della dignità di tutti quelli che operano nella magistratura militare. Abolirla è incostituzionale”. Canzio conosce bene la giustizia con le stellette – una sessantina di magistrati distribuiti tra i tribunali di Roma, Napoli, Verona e una Corte d’appello, sempre nella capitale – anche perché è il presidente del Csm militare.

L’organo di autogoverno si era riunito proprio l’altro giorno e non si era parlato – fanno sapere alcuni dei partecipanti – di quello che Canzio avrebbe detto di lì a poco davanti al Consiglio superiore della magistratura, dedicato al piano del ministro Orlando di revisione delle piante organiche degli uffici giudiziari. Il senso del suo intervento è stato: la magistratura militare ha molto poco lavoro e, per questo, va soppressa, facendo passare giudici e personale amministrativo nelle procure e nei tribunali ordinari. Che il carico di lavoro di quei tribunali sia “modestissimo” – soprattutto da quando la naja è stata abolita e ora che anche i processi agli ex criminali di guerra si sono esauriti con la morte dei rei – non lo negano gli stessi magistrati con le stellette. “Ma Canzio dimentica – osserva De Paolis – che da più di 50 anni la giustizia militare si trova abbandonata dai vari legislatori di turno in una situazione di sotto impiego, non solo mortificante ma anche incostituzionale. Questo perché, nonostante l’art. 103 della Carta le assegni la competenza sui reati militari, di fatto, a causa di un bizzarro, irrazionale e illegittimo assetto normativo non voluto dai costituenti, è la magistratura ordinaria – anziché quella militare – ad occuparsi della stragrande maggioranza di questi reati, cioè il 70%”.

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Per sopprimere la magistratura militare, “come quella amministrativa e contabile”, dunque, “in primo luogo bisognerebbe cambiare la Costituzione”. E in ogni caso, avverte De Paolis, le conseguenze di questa soppressione sarebbero nefaste perché “se oggi venisse meno la giustizia militare e si trasferissero tutte le competenze al giudice ordinario, i reati militari andrebbero comunque in coda a quelli comuni più gravi e dunque si prescriverebbero praticamente tutti”. E la stessa “azione di comando delle Forze armate risulterebbe compromessa”. Per uscire da questa situazione, quello che i magistrati con le stellette chiedono è, di fatto, “lavorare di più”. “La soluzione più semplice – afferma De Paolis – è quella di restituire alla magistratura militare la competenza a occuparsi di quel 70% che oggi grava inspiegabilmente sulla magistratura ordinaria, sgravandola così di un cospicuo onere. In tal modo si conseguirebbe il duplice obiettivo di restituire efficienza alla magistratura militare e coprire un settore di controllo di legalità che oggi la magistratura ordinaria non riesce a tutelare”.

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