L’Anm avverte: testo intercettazioni ambiguo. Rischio depotenziamento”

L’Anm avverte: testo intercettazioni ambiguo. Rischio depotenziamento”
22 maggio 2016

Riforma del processo penale e intercettazioni. Due temi tra le priorità dell’agenda politica e per i quali l’Anm scende in campo attraverso un documento. “L’Associazione Nazionale Magistrati ritiene che le intercettazioni telefoniche e ambientali siano indispensabili per l’individuazione dei responsabili dei reati più gravi e insidiosi, quali quelli in materia di terrorismo, di criminalità organizzata e di corruzione. In particolare  – si legge – la corruzione, che si fonda su un patto illecito e occulto tra il pubblico amministratore e il privato, difficilmente può essere disvelata con strumenti diversi dalla captazione delle comunicazioni”. L’Anm entra entra nel merito anche del progetto di riforma del processo penale approvato dalla Camera dei Deputati affermando che l’art. 30, “è dichiaratamente orientato, non già a ridurre l’ambito di utilizzabilità di questo insostituibile strumento investigativo, quanto a limitare la diffusione dei contenuti delle intercettazioni a tutela della riservatezza delle persone coinvolte. Tuttavia il testo della delega presenta ampi margini di ambiguità, in particolare dove prevede l’adozione di “prescrizioni che incidano anche sulle modalità di utilizzazione cautelare dei risultati delle captazioni”, tali da consentire, di fatto, l’adozione di norme delegate che, nella sostanza, depotenzino ampiezza ed efficacia di questo irrinunciabile strumento investigativo”.

Si ribadisce, quindi, che qualsiasi intervento volto a limitare l’utilizzazione delle intercettazioni telefoniche e ambientali “determinerebbe un sensibile depotenziamento dell’attività di investigazione e si risolverebbe nella riduzione della capacità di contrasto alle attività criminali”. Quanto al tema della tutela della riservatezza dei soggetti coinvolti, si ribadisce che “l’individuazione delle comunicazioni non rilevanti ai fini della prova dei reati per i quali si procede non può che essere rimessa alla decisione giurisdizionale, sottoposta alla verifica del contraddittorio tra le parti”. In tal senso, soluzioni tecnicamente idonee a raggiungere un nuovo punto di equilibrio tra le esigenze di giustizia e la tutela della privacy delle persone coinvolte “devono essere rimesse al legislatore”. “L’Associazione Nazionale Magistrati, pertanto, – si legge ancora – richiama la necessità che ogni futuro intervento normativo miri soltanto a una migliore disciplina del tema della divulgazione del materiale intercettato e di contro non sia occasione per introdurre modifiche limitative dell’utilizzabilità dello strumento e che venga comunque assicurato il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, compreso quello di essere compiutamente informato in merito ai risultati dell’azione giudiziaria”.

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