L’Austria dice no a Recovery fund con 500 miliardi di sovvenzioni

18 luglio 2020

L’Austria dice no ad un Recovery fund che preveda sovvenzioni a fondo perduto per 500 miliardi. L’ha scritto su twitter il cancelliere Sebastian Kurz, durante la riunione dei capi di stato e di governo del Consiglio europeo. “Vogliamo mostrare solidarietà, ma abbiamo anche in mente gli interessi dei contribuenti austriaci. Ecco perché respingiamo l’attuale proposta del Recovery fund che prevede sovvenzioni per 500 miliardi”, ha concluso il cancelliere austriaco. Per il premier Giuseppe Conte, “abbiamo ancora da lavorare”. “Ci sono aspetti tecnici da approfondire e divergenze che non siamo riusciti a superare” ha detto il presidente del Consiglio questa notte a Bruxelles al suo rientro in hotel dopo la fine della prima giornata del vertice Ue dedicato al bilancio pluriennale comunitario 2021-2027 e al Recovery plan.

“Le divergenze ancora ci sono. Chiaramente – ha spiegato Conte -, stiamo parlando del Quadro finanziario pluriennale per i prossimi sette anni, e di uno strumento innovativo come ‘Next Generation EU’, il programma che contiene il ‘Recovery fund’: quindi obiettivamente ci sono tanti aspetti tecnici da approfondire, ci sono delle divergenze che obiettivamente non siamo ancora riusciti a superare”. Conte ha nettamente respinto la proposta di “freno d’emergenza” avanzata dal presidente del Consiglio europei Charles Michel, che darebbe ai capi di Stato e di governo la possibilità di discutere dell’approvazione dei piani nazionali di spesa nel quadro del Recovery fund, in caso di disaccordo nella procedura normale. “No – ha risposto a chi gli chiedeva che cosa ne pensasse -, io stesso ho rappresentato che, nonostante la generosità dell’impegno, dello sforzo, è una proposta che non troviamo spendibile. Ho avanzato anche un proposta italiana alternativa, ma c’è bisogno ancora di lavorare”. “Ma – ha aggiunto – non è solo questo problema che riguarda più che altro la governance, la fase attuativa dei piani di recovery. Ci sono ancora altri aspetti su cui stiamo discutendo”.

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Conte ha risposto così quando gli è stato chiesto se intenda porre un veto alla proposta Michel: “Qui non si tratta di porre il veto, si tratta di trovare un accordo. Ma voglio essere chiaro: l’Italia è molto ambiziosa, ma lo è non solo per difendere i propri interessi, ciò che è senz’altro vero, ma perché difende una proposta della Commissione europea. Noi stiamo difendendo una proposta della Commissione e le prerogative della Commissione”. “Siamo anche disponibili – ha continuato – a entrare nella logica della revisione di qualche dettaglio. Ma non siamo assolutamente disponibili ad accettare una soluzione di compromesso che alteri non solo l’equilibro fra le istituzioni europee, e questa per noi è una linea rossa”; ma che alteri “anche l’ambizione per quanto riguarda l’ammontare dell’intervento del recovery e il bilanciamento dell’equilibrio interno fra poste di sussidi e poste di prestito”.

“Dobbiamo essere molto chiari: noi – ha avvertito Conte -dobbiamo declinare un programma che favorisca la ripresa europea, soprattutto nei paesi più colpiti, meno resilienti; quindi deve essere un programma che risponde a queste caratteristiche: adeguatezza, proporzionalità, effettività. Se manca una di questi aspetti vuol dire che lo strumento non è assolutamente né ben strutturato, né funzionale”. “Per quanto riguarda l’effettività – ha precisato – dobbiamo tenere conto che significa che questo programma deve essere assolutamente perseguibile. Se poi invece frapponiamo ostacoli operativi non serve a nessuno, né alla Francia, né alla Spagna né all’Europa. Questo è il tema. A chi chiedeva se non tema che il muro dell’Olanda sia incrollabile, Conte ha risposto: “Nulla è incrollabile nella vita. Vediamo domani”

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Quanto alla proposta italiana, “era per elaborare un coinvolgimento anche del Consiglio europeo, ma rispettoso delle prerogative della Commissione, a cui in base alle previsioni comunitarie spetta la prerogativa dell’attuazione di bilancio. Su questo non si può transigere, è una funzione che i trattati riconoscono alla Commissione. La nostra era una proposta che comunque consentiva al Consiglio di poter formulare delle osservazioni critiche, per sollecitare da parte della Commissione una maggiore attenzione, nulla di più”. Quindi, gli è stato chiesto, non l’approvazione all’unanimità. “Non esiste”, ha tagliato corto il premier. In Consiglio europeo, comunque, “il clima è quello della consapevolezza che dobbiamo assolutamente raggiungere un risultato. Purtroppo oggi, in questa giornata, non lo abbiamo ancora raggiunto. E’ una Fumata nera. Però – ha concluso – c’è ancora da lavorare domani”.

“Siamo disponibili a entrare nella discussione di qualche dettaglio, ma assolutamente no ad un compromesso che alteri gli equilibri delle istituzioni Ue, e anche l’ammontare (dei finanziamenti, ndr) e l’equilibrio tra sovvenzioni e prestiti”, ha aggiunto Conte con riferimento all’ipotesi di un “freno di emergenza” che darebbe al Consiglio europeo la possibilità di bloccare, in mancanza di unanimità favorevole, i piani di spesa nazionali degli stati membri relativi ai fondi Ue del Recovery plan. La riunione dei capi di stato e di governo nella prima giornata del Consiglio europeo dedicata al negoziato sul nuovo bilancio pluriennale e sul Recovery fund si è conclusa questa notte a Bruxellese ancora senza risultati conclusivi. La riunione riprenderà domani alle 11.

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