Legambiente, da Torino a Milano tante città fuorilegge

Legambiente, da Torino a Milano tante città fuorilegge
24 novembre 2016

”In Italia, ad oggi diverse grandi città hanno già superato il limite di 35 giorni” all’anno ”consentito dalla legge per il Pm10”, le polveri sottili. Così Legambiente che diffonde nuovi dati sullo smog. Tra le città ‘fuorilegge’ (aggiornamento al 22 novembre): Torino con 56 giorni, Frosinone (48), Milano (47), Mantova (45), Padova (45), Venezia (45), Treviso (44), Vicenza (43). ”Purtroppo, il Piano nazionale antismog varato dal ministero dell’Ambiente l’anno scorso – afferma il presidente di Legambiente Rossella Muroni – non si è trasformato in misure concrete e incisive all’interno delle nostre città. Tutto questo a scapito dei cittadini: in Italia sono infatti circa 60 mila all’anno le morti da polveri sottili. E i numeri sull’emergenza smog rischiamo di aumentare nei mesi invernali a venire”.

Eppure, prosegue Muroni, ”le cause dello smog sono note e le soluzioni ci sono. Occorre una volontà politica forte per metterle in campo. Uno dei nodi principali da affrontare è il trasporto a livello urbano ed extra urbano. Bisogna poi uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili, puntando su fonti energetiche rinnovabili; investire nella riqualificazione energetica degli edifici per ridurne i consumi e migliorarne l’efficienza e l’isolamento termico, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici”. Muroni fa presente come, proprio nel giorno in cui l’Agenzia europea per l’Ambiente pubblica i dati annuali sulla qualità dell’aria, che causa oltre 430 mila morti ogni anno nei Paesi dell’Unione, ”il Parlamento europeo ha approvato la revisione della direttiva sui limiti delle emissioni nazionali. Una revisione che va nella giusta direzione, ma che è ancora lontana dagli obiettivi che consentirebbero di evitare morti, patologie e costi sanitari legati all’inquinamento atmosferico. Il disegno che è stato approvato oggi, infatti, consente ancora troppe deroghe agli stati membri, che potrebbero giustificare ulteriori ritardi nel raggiungimento degli obiettivi sulla riduzione delle emissioni nazionali al 2030”.

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