L’ex ministro Mannino assolto nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Ma i pm non mollano: “Impugneremo la sentenza”

L’ex ministro Mannino assolto nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Ma i pm non mollano: “Impugneremo la sentenza”
4 novembre 2015

Calogero Mannino è stato assolto dal processo stralcio sulla trattativa Stato-mafia. Lo ha deciso il gup di Palermo Marina Petruzzella chiamata a giudicare, col rito abbreviato, l’ex ministro Dc accusato di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato. Per il gup, Mannino non è colpevole d’aver avuto un ruolo nella “trattativa” tra Stato e mafia. La sentenza, emessa verso le 11 si rifà all’articolo 438 e 530 del codice di procedura penale, ovvero non aver commesso il fatto così come ascrittogli. Dopo la lettura della sentenza, il pool di pm ha lasciato l’aula in silenzio, senza rilasciare dichiarazioni. In aula non era presente neanche l’imputato, difeso dagli avvocati Grazia Volo, Nino Caleca e Marcello Montalbano. Per Mannino, unico imputato del processo “trattativa” a scegliere il rito abbreviato, la Procura aveva chiesto 9 anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Tuttavia, l’ex ministro ha incontrato i giornalisti in piazza Unità d’Italia, nei pressi della sua abitazione palermitana. “Spero che oggi sia stata data la parola fine a questo atto”, ha detto. Per Mannino, quella del gup Petruzzella “è una decisione coraggiosa che conferma un mio convincimento, e si traduce nei termini di fiducia alla giustizia, che non significa fiducia nei pubblici ministeri perchè i pubblici ministeri rappresentano l’accusa, molte volte ostinatamente pregiudiziale. I giudici sono altro”.

Come dire che “la Procura della Repubblica di Palermo ostinatamente ha elaborato la dottrina della trattativa senza elaborare gli avvenimenti”. E ancora. “Hanno voluto cedere ad una mania teatrale, ci sono aspetti di questo processo che meriterebbero una riflessione pacata e attenta, a partire dal Csm, ci sono atteggiamenti ostinati di pubblici ministeri, uno di questi pubblici ministeri mi insegue da oltre 20 anni. E’ probabile che questo magistrato adesso chieda di essere trasferito in Corte d’appello, uno dei pubblici ministeri che è assuefatto alla condanna degli innocenti ha detto che ci sarà appello, senza conoscere le motivazioni. Si tratta di pubblici ministeri che invece di constatare l’errore, procedono per partito preso con un modo che porta all’errore, su questo errorre Teresi e Di Matteo si attestano senza guardare, una ostinazione accusatoria”. Un lungo e amaro sfogo, quello dello storico esponente della Balena Bianca: “Sono stato assolto in tribunale, tre volte in appello e due volte in Cassazione, questo non basta ad alcuni pubblici ministeri”. “Io ho fiducia nella giustizia – ha continuato a ripetere Mannino- non ho fatto mai una polemica nei confronti della magistratura. Oggi sto facendo delle constatazioni precise perchè non si può prescindere dalla persecuzione da parte di alcuni pubblici ministeri, il problema lo segnalerò con i miei avvocati al Csm che poi deciderà cosa fare”.

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Una puntuale cronostoria della sua vicenda giudiziaria, ricordando anche che “il gip Morosini aveva tutti gli elementi per decidere di non disporre il mio rinvio a giudizio e invece così non è stato”. “Io ho servito lo Stato con estrema lealtà – ha puntellato – non ho nulla di cui pentirmi, in nessun momento avrei anteposto un mio interesse, una mia preoccupazione a quello che ritenevo essere il mio dovere e il mio dovere era iscritto nel mio manifesto elettorale del 1991, ‘Contro la mafia, costi quel che costi’, non ho trovato la mafia, ho trovato altro. Ci pensino”. Quindi l’ex ministro democristiano ha riservato un’altra stoccata ai pm che lo hanno portato alla sbarra. “A volte mi chiedo se c’è una ragione. Se questi pubblici ministeri avevano in avversione la prima Repubblica, questa ormai è stata demolita, e allora qual è questa ragione persecutoria? Il tentativo di dare una risposta mi appare di una serietà e di una gravità assoluta, in un modo che pone la funzione delle regole che l’accusa deve avere, o il problema dell’esercizio di potere che alcuni pubblici ministeri esercitano”. Intanto, i pm della Procura di Palermo non mollano. E lasciando il palazzo di giustizia di Palermo, dopo l’assoluzione dell’ex ministro hanno annunciato: “Andiamo avanti. Impugneremo la sentenza”.

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