L’Expo e quel viaggio mai fatto a Tokio… Gelosie e sms, Maroni sotto processo a Milano

L’Expo e quel viaggio mai fatto a Tokio… Gelosie e sms, Maroni sotto processo a Milano
Roberto Maroni
23 febbraio 2017

Se fosse una sceneggiatura la trama sarebbe perfetta. Lui un uomo di potere, loro le ‘rivali’: due donne che lo coaudivavano nel lavoro. Ma non è un triller. In realtà si tratta di un processo milanese, che vede imputato il governatore lombardo Roberto Maroni, che secondo l’accusa avrebbe cercato, attraverso una serie di pressioni sui vertici della società Expo, di far inserire una sua storica collaboratrice Maria Grazia Paturzo, con la quale il Maroni avrebbe avuto all’epoca dei fatti “una relazione affettiva”, nella delegazione lombarda in partenza per Tokio per la missione istituzionale dei primi giorni di giugno 2014 e di ottenere da Expo il pagamento delle relative spese di viaggio: circa 6.500 euro tra voli in business class e il pernottamento all’Hotel Hyatt. Ma il sindaco di Milano Beppe Sala, in veste di amministratore delegato della società Expo e di commissario straordinario dell’evento, negò il suo via libera. Grazia Paturzo nega.  E anche oggi chiamata a testimoniare in aula lo  ha ribadito “Non è mai esistita nessuna relazione tra me e il presidente Maroni” ha detto la donna ai magistrati, ammettendo però di aver con Maroni “un rapporto di profonda stima, amicizia e simpatia”.

ANTIPATIE FEMMINILI.  Ma un’altra teste la storica portavoce di Roberto Maroni, Isabella Votino, chiamata a deporre non ha nascosto problemi personali con la donna. In aula Votino ha ammesso di non essersi “mai trovata bene con Maria Grazia Paturzo e non ero contenta di lavorare con lei. La sua presenza nella delegazione in partenza per Tokio mi creava motivi di disagio”. Non solo, ha poi chiarito di non aver mai avuto buoni rapporti con lei al punto che, quando quest’ultima ottenne un contratto con Expo si “lamentò direttamente con Maroni”, visto che “avevo riserve sulla Paturzo dovute alla precedente esperienza lavorativa (al Ministero dell’Interno durante il mandato di Maroni – ndr) in cui non mi ero trovata bene”. Un disappunto espresso esplicitamente in un sms del 24 settembre 2013 inviato allo stesso governatore: “Va bene tutto – si lamentava Votino – ma farmela trovare a lavorare con me mi sembra eccessivo”. Le domande del pm Eugenio Fusco si sono concentrate soprattutto su alcuni sms da lei scambiati il 26 maggio 2014, ossia a pochi giorni dalla partenza per il Giappone, con Ciriello, ora imputato insieme al governatore per induzione indebita. “Ma è vero – chiedeva la portavoce di Maroni al funzionario – che viene pure quella lì a Tokio? Chi avrebbe dato indicazione? Proprio non esiste. In tal caso io libero il mio posto”. E ancora, in una telefonata, sempre con Ciriello, intercettata il 27 maggio: “Sto talmente male che penso di non andare in Giappone. Gli ho scritto un messaggio perchè voglio essere trasparente con lui”. La spiegazione? “In quei giorni – ha chiarito Votino nel corso della sua testimonianza – ero stressata per una serie di motivi personali e familiari. Mia madre era ricoverata in ospedale. E’ per questo che decisi di non partire e informai subito Maroni”. All’ultimo minuto il governatore annullò il suo viaggio a Tokio: andò a Berna, spedendo in Giappone l’allora suo vice, Mario Mantovani. Un improvviso dietrofront dovuto a motivi di agenda, secondo Votino che ha chiarito: “Maroni guardò la scaletta degli eventi e ritenne che non ne valeva più la pena”.

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SALA NEGA L’OK Anche il sindaco di Milano,  Beppe Sala, che all’epoca dei fatti, era commissario straordinario di Expo, oggi ha risposto ai pm in  aula, dove ha ribadito le ragioni che lo spinsero a non autorizzare l’inserimento di Maria Grazia Paturzo nella delegazione lombarda in partenza per Tokio “Maria Grazia Paturzo – ha detto Sala – ha avuto un ruolo insignificante per Expo. Non è passata alla storia per le sue doti manageriali”.  E quando il difensore di Maroni, l’avvocato Domenico Aiello, gli ha domandato come mai non avesse autorizzato missione anche per altri uomini della Regione Lombardia, ha replicato: “Semplicemente perché né Maroni né Formigoni prima di lui mi fecero richieste di questo genere”.  Ma quando il legale di Maroni gli ha poi chiesto come mai, nella missione di Expo a Dubai, nella delegazione fossero presenti alcune signore, come la moglie di Pisapia e quella del manager Expo Stefano Gatti, Sala ha risposto che tanto l’ex sindaco quanto l’ex manager Expo hanno sempre provveduto personalmente al pagamento delle spese per le proprie consorti. A quel punto è stata la presidente dei giudici, Maria Teresa Guadagnino, ad intervenire: “La signora Paturzo – ha sottolineato il giudice – non è la moglie di Maroni”. Terminata la deposizione, Sala ha ribadito di non aver autorizzato la trasferta in Giappone della Paturzo perché il suo in Expo era “un ruolo molto marginale”.

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