L’Ue ha deciso: sì a forza militare contro scafisti. Frontiere al collasso

L’Ue ha deciso: sì a forza militare contro scafisti. Frontiere al collasso
14 settembre 2015

L’Unione europea ha deciso di approvare i piani per utilizzare la forza militare contro gli scafisti nelle acque internazionali del Mediterraneo, sequestrando e – se necessario – distruggendo barconi per smantellare le organizzazioni che operano al di fuori della Libia. Decisione che arriva mentre i ministri degli Interni Ue si incontrano nel pomeriggio a Bruxelles, per cercare di concordare quote per la redistribuzione di massicci flussi di migranti in fuga dalla guerra in Medio Oriente e Nord Africa. E mentre sulla scia della Germania, l’Austria e altri Paesi del Centro europeo sulla rotta prospettano la sospensione degli accordi di Schengen, in modo da reintrodurre controlli alle loro frontiere. “Questa importante decisione consentirà all’operazione navale dell’Ue contro scafisti e trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo di effettuare abbordaggi, perquisizioni, sequestri e dirottamenti (di navi)”, ha spiegato in una nota il Consiglio Affari generali dell’Ue. L’Ue ha lanciato una prima fase di raccolta di dati di intelligence della sua operazione NavFor Med a luglio e con quell’obiettivo nel mirino, i ministri hanno concordato che fosse arrivato il momento di effettuare il passo successivo. Anche se molti stati membri sembrano poco propensi a rafforzare le iniziative contro i trafficanti nel timore di rimanere invischiati in Libia, dove le fazioni rivali combattono per il controllo del Paese dalla destituzione di Muammar Gheddafi nel 2011.

I leader Ue hanno comunque concordato che debba esserci una risposta più forte, che comprenda l’uso della forza, dopo le varie tragedie succedutesi in mare da aprile. La seconda fase dell’operazione approvata limita alle acque internazionali le attivià di NavFor Med. Un ulteriore sviluppo potrebbe vedere azioni militari contro gli scafisti in acque territoriali libiche, ma per questo serve il nulla osta di un governo di unit nazionale e una risoluzione Onu. Sul delicatissimo versante europeo dell’emergenza, intanto, il governo tedesco, dopo l’annuncio del ripristino dei controlli ai confini, visto il massiccio arrivo di rifugiati, oggi ha precisato che “i controlli provvisori alle frontiere non sono la stessa cosa di una chiusura delle frontiere”. Berlino ci tiene a sottolineare che non si tratta di un’inversione di marcia rispetto ai piani di accoglienza. “I rifugiati continueranno ad arrivare in Germania, speriamo soltanto che tutto si svolga in una cornice meglio ordinata”, ha dichiarato Steffen Seibert, portavoce della cancelliera Angela Merkel, in conferenza stampa. Berlino, insomma, si aspetta un “iter” un po’ più ordinato. E allo stesso tempo alza le stime degli arrivi di rifugiati previsti quest’anno: sino a un milione, 200mila in più di quelli finora previsti e che già rappresentavano un record.

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L’Austria seguirà l’esempio della Germania e reintrondurrà controlli al confine con l’Ungheria. “Sì, procederemo come ha fatto la Germania, che significa che controlli temporanei ai confini saranno consentiti nell’ambito di Schengen e condurremo questi controlli temporanei” ha detto il ministro degli Interni, Johanna Mikl-Leitner, ai giornalisti a Bruxelles. Resta molto caldo anche il fronte ungherese. Un numero record di 5.809 migranti è infine entrato nel Paese centro-europeo ieri, ha annunciato la polizia, alla vigilia della data fatidica del 15 settembre a partire dalla quale Budapest intende rendere ‘ermetica’ la frontiera con la Serbia. E’ stato così immediatamente superato il precedente primato stabilito sabato, con 4.330 arrivi: lo ha precisato la polizia. A partire da martedì, varcare la barriera eretta sul confine sarà punibile con una pena detentiva.

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