L’Ue a Stati membri: uniti sui migranti. Marina libica: “Non siamo gendarmi del Mediterraneo”

L’Ue a Stati membri: uniti sui migranti. Marina libica: “Non siamo gendarmi del Mediterraneo”
31 gennaio 2017

Mentre Trump alza muri e gli Stati Uniti chiudono le porte agli stranieri, l’Unione europea lancia un appello agli Stati membri nel nome dei “migranti”. Perché il sogno europeo e il processo di integrazione deve andare avanti, sebbene i limiti nella gestione dei flussi in un’epoca di esodi di massa senza precedenti da una sponda e l’altra del Mediterraneo. Il vertice di Valletta dell’Ue a 28 potrebbe servire proprio a questo insieme al governo di Tripoli. Lo auspica il presidente del Consiglio dell’Ue Donald Tusk, lo ribadisce la cancelliera tedesca Angela Merkel, che invita a una maggiore collaborazione con le autorità libiche. Ma i libici avvertono: “Non siamo i gendarmi del Mediterraneo. Le decisioni dell’Unione europea non valgono per la Libia, che è uno stato sovrano”.

COMMISSARIO UE IMMIGRAZIONE A richiamare i Paesi membri a un’azione più incisiva che vada nella direzione di consolidare la politica comune dell’Ue sull’immigrazione è proprio il Commissario europeo per la migrazione, Dimitris Avramopoulos , che da Bruxelles lancia un monito. “Non è la crisi economica che divide l’Europa, ma la crisi dei profughi. Chi ritiene che le migrazioni non sono il futuro ma la fine dell’Europa sbaglia. Oggi l’Europa – dice parlando in aula al parlamento Europeo – è in pericolo e tornare a gestire le situazioni da soli, come singoli Stati sarebbe un passo indietro”. Avramopoulos pur riconoscendo che c’è ancora tanto da fare in Europa, è convinto che “l’Ue è sulla strada giusta”. La sfida, avverte, è “mantenerla in piedi e continuare a lavorare nel completamento del trattato di Lisbona e del progetto europeo”, perché “la storia dell’Europa è stata modellata dalla migrazione e anche il nostro futuro lo sarà”. E si spinge oltre perché il vero obiettivo è puntare sull’integrazione. “I vantaggi della migrazione saranno enormi sia sul fronte demografico che su quello economico – sostiene il commissario – ma la qualità dell’impatto sara’ misurato su quanto i migranti saranno integrati”. Poi rivolgendo un monito all’Italia, che in questi anni non ha mai smesso di accogliere chi fugge da miserie e guerra, la invita a rafforzare la politica di rimpatri. “Bisogna dare un segnale ai migranti irregolari che non possono piu’ approfittare del sistema” puntella il commissario. E agli Stati membri chiede un impegno comune in materia di accoglienza insieme a uno maggiore incisività sulla lotta all’immigrazione irregolare. “E’ necessario un maggiore sforzo di tutti gli Stati per far aumentare il tasso di ricollocazione dall’Italia” dice il commissario Ue ricordando le ricollocazioni di migranti richiedenti asilo dall’Italia, che registra un’impennata “con un ritmo di 1.500 trasferimenti al mese entro aprile”. E suggerisce le misure da varare a stretto giro per “evitare che migranti irregolari cui e’ stata notificata una decisione di rimpatrio riescano a rendersi irreperibili e a compiere movimenti secondari dentro e fuori il territorio italiano”.

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VERTICE DI VALLETTA Gli fa eco anche il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che nella lettera di invito al vertice Ue di Valletta di venerdì prossimo agli Stati membri scrive: “la situazione sul terreno richiede un’azione urgente e immediata, con e attorno alla Libia, da cui parte la maggior parte dei migranti” perché nella regione centro-mediterranea cui “flussi sono a un livello record”. Da Stoccolma interviene Angela Merkel. “Bisogna contribuire a stabilizzare la situazione in Libia”. Di quali azioni avviare, però, insieme al governo di Tripoli, la cancelleria tedesca non parla, sebbene sostenga che “non ci sono assolutamente differenze di vedute”. Il punto è andare “avanti in modo determinato: le parole non bastano, devono seguire i fatti”. Per Angela Merkel occorre “aiutare le autorità libiche a fornire strutture di ricezione adeguate sul loro territorio”.

LIBICI NON SIAMO GENDARMI MEDITERRANEO Ad opporsi all’idea che i libici siano i “gendarmi” del Mediterraneo, però, è proprio un portavoce della Marina che controlla la costa occidentale libica e che risponde al Consiglio presidenziale di Fayez Al Sarraj. “Libia è uno stato sovrano, non un fa parte dell’Ue” dice il generale Ayoub Omar Qassem che affida all’Ansa alcune considerazioni “sul piano Ue sui migranti posto all’approvazione del vertice di Malta di venerdì prossimo”. “Non può essere attuato senza un coinvolgimento dell’esecutivo di Tripoli: non può essere che gli europei decidono e la Libia attua le loro decisioni. Non vogliamo essere i gendarmi del Mediterraneo. Le decisioni dell’Unione europea non valgono per la Libia, che è uno stato sovrano”. Il premier libico Serraj sarà domani a Bruxelles per un incontro con il segretario generale della Nato e giovedì per un colloquio con l’alto rappresentante della Ue Federica Mogherini. Al centro degli incontri, la situazione della sicurezza in Libia e la questione dei migranti. Nell’opporsi all’idea che i libici siano i “gendarmi” del Mediterraneo, il portavoce della Marina che controlla la costa occidentale libica è convinto che “bisogna risolvere il problema dell’immigrazione alla radice, attraverso partenariati con la Libia, un programma di incontri. Simili misure unilaterali non possono essere applicate così”.

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