Di Maio caccia il pentastellato De Vito. Terremoto nel Movimento Cinque Stelle

Di Maio caccia il pentastellato De Vito. Terremoto nel Movimento Cinque Stelle
Luigi Di Maio
20 marzo 2019

L’arresto, all’alba di oggi, del presidente del consiglio comunale di Roma Marcello De Vito ha l’effetto di un terremoto all’interno del Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Luigi Di Maio ha fatto sua la bandiera della legalita’ fin dai primi Vaffa Day e nell’apprendere la notizia il vice premier ha subito annunciato che De Vito e’ fuori. Nessuna consultazione su Rousseau, il presidente dell’Aula Giulio Cesare e’ semplicemente “un insulto” al Movimento e, dunque: “Marcello De Vito e’ fuori dal Movimento 5 Stelle. Mi assumo io la responsabilita’ di questa decisione, come capo politico, e l’ho gia’ comunicata ai probiviri. Non e’ una questione di garantismo o giustizialismo, e’ una questione di responsabilita’ politica e morale: e’ evidente che anche solo essere arrivati a questo, essersi presumibilmente avvicinati a certe dinamiche, per un eletto del Movimento, e’ inaccettabile”.

E la presunzione di innocenza? Per Di Maio rimane un diritto sacrosanto, ma da esercitare lontano dal M5s: “De Vito potra’ e dovra’ difendersi in ogni sede, nelle forme previste dalla legge, ma lo fara’ lontano dal Movimento 5 Stelle”. Parole, quelle di Di Maio, che vengono ribadite da tutti i big del Movimento. “Condivido le parole di Di Maio: non ho dubbi che De Vito non puo’ far parte del Movimento 5 stelle”, dice il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “La corruzione e’ la cosa piu’ deprecabile che un politico possa fare”, sono le parole di condanna del presidente della Camera Roberto Fico che si affida alla magistratura perche’ sia fatta piena chiarezza sulla vicenda. L’espulsione di Marcello De Vito, per il capogruppo M5s alla Camera, Francesco D’Uva, “non e’ affatto scontata. O almeno, non e’ scontata per una forza politica. Ma il Movimento 5 stelle e’ una cosa diversa e questa ne e’ la riprova”. E Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, invita a essere “intransigenti contro la corruzione, male che colpisce ogni forza politica”.

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E forse sta in quest’ultima affermazione la vera portata di quanto accaduto oggi con l’arresto di De Vito: il M5s si scopre di colpo come “tutte le forze politiche”, accusa che solo ieri i grillini lanciavano contro il segretario dem Nicola Zingaretti. “L’onesta’ deve essere sempre la nostra stella polare”, dice Roberta Lombardi, quasi ad esorcizzare quanto sta accadendo. “Non e’ la perdita della verginita’”, risponde il ministro per i Rapporti con il Parlamento, “e’ come si risponde che determina la correttezza di un movimento come il nostro”. Sul tasto della “perdita della verginita’” da parte del M5s battono anche le opposizioni: “Gridando onesta’, proclamando pulizia, hanno portato la corruzione ai vertici del Campidoglio. L’inganno e’ finito”, dice il deputato Pd, Luciano Nobili. “Colpisce il fatto che a essere coinvolto nella vicenda sia il presidente del Consiglio comunale di Roma del Movimento 5 Stelle”, sottolinea la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, “perche’ l’onesta’ e’ la grande dote di cui si vantavano i grillini. Se anche l’onesta’ dovesse venire meno rimarrebbero veramente solo gli spettacoli di Beppe Grillo”. Alla ne’mesi si affida il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci: “Chi usa i tribunali delle piazze, le condanne sommarie sui social, prima o poi se ne pente”.

L’onda lunga dell’arresto di De Vito potrebbe ora travolgere la Giunta capitolina. Le opposizioni sono compatte nel chiedere un passo indietro di Virginia Raggi: “E’ il disastro politico-amministrativo della giunta, molto piu’ che le inchieste giudiziarie, a farci dire che e’ arrivato il momento di voltare pagina con le dimissioni della sindaca e con lo scioglimento del consiglio comunale. Roma non puo’ piu’ essere governata da una maggioranza politicamente finita e su cui ora grava anche il sospetto della corruzione, ultima goccia di un vaso che e’ traboccato da tempo”. Dello stesso avviso sono i leader di Italia in Comune, Federico Pizzarotti e Alessio Pascucci: “Se solo per una volta fossero coerenti dovrebbero chiedere le dimissioni della sindaca Raggi, che non e’ coinvolta in questa inchiesta, ma certamente vede uno degli uomini simbolo della sua stagione grillina in Campidoglio finito in carcere per lo scandalo sullo stadio della Roma”.

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