Marchionne “Paperone” in Ferrari. Ha azioni per 65 milioni di euro

Marchionne “Paperone” in Ferrari. Ha azioni per 65 milioni di euro
7 gennaio 2016

di Filippo Caleri

Sergio Marchionne come Paperon de Paperoni. Nel senso che, qualunque cosa faccia, si trasforma in denaro sonante. È successo anche con la quotazione della Ferrari alla Borsa di Milano. Il manager della Fiat Chrysler ha, infatti, portato a termine lunedì scorso lo spin-off, ovvero lo scorporo del Cavallino Rampante, dalla casa madre Fca. Ebbene Marchionne, che nel corso di questi anni ha ottenuto come bonus cospicui pacchetti di azioni del colosso di Detroit, ormai fuso definitivamente con il Lingotto di Torino, si è alla fine trovato con 14,620 milioni di azioni Fca nel suo portafoglio. E dato che, nella divisione dei nuovi titoli Ferrari ai soci, si è usata una ripartizione di un titolo della Rossa per ogni 10 Fca, il numero uno della società automobilistica si è trovato accreditate nel deposito titoli 1,462 milioni di azioni ordinarie Ferrari dallo scorso 4 gennaio, giorno del debutto della Rossa in Piazza Affari. A renderlo noto è stata la Afm, la Consob olandese, che ieri ha pubblicato un aggiornamento sulle quote delle società per gli obblighi di trasparenza legati al ruolo ricoperto da Marchionne che, oltre ad essere amministratore delegato di Fca, è presidente di Ferrari. Ora considerando che ieri il titolo del Cavallino, in una giornata disastrosa sui mercati internazionali, ha chiuso con un valore invariato a 44,60 euro all’apertura di stamattina Marchionne ha un potenziale valore nel suo portafoglio di 65,2 milioni di euro. E dalla tendenza vista nel titolo in Borsa, visto lo scarso flottante, è altamente probabile che la somma possa aumentare molto rapidamente. Fortuna per lui vuole che sempre ieri la controllante Fca sia arretrata del 5,2%.

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Con Ferrari il tesoretto personale dell’amministratore delegato di Fca ha ormai superato i 300 milioni di euro. Una somma che si accumulata negli ultimi quattro anni, quando sono maturati i piani di stock option e di stock grant e cioè grossi pacchi di titoli concessi a prezzo scontato oppure gratis. Mattone dopo mattone, Marchionne è arrivato ad avere intestate oltre 14,6 milioni di azioni che, prima dello scorporo della Ferrari, valevano circa l’1,1 per cento del capitale e 200 milioni di euro. A questo andavano aggiunti altri 75 milioni di euro in titoli di Cnh, l’ex divisione camion e macchine industriali, quotata come società autonoma. E infine, dal 4 gennaio, i 65 milioni euro in dono dalla Ferrari. Prima di immaginare ciò che un comune mortale possa fare con tanti soldi a disposizione, va ricordato che Marchionne non è l’unico a essere diventato così ricco con le azioni delle aziende guidate. Nella rosa dei fortunati va menzionato anche Andrea Guerra quando lasciò la Luxottica. Oltre alle laute cifre ottenute, come i 10 milioni di euro a titolo di “incentivo all’esodo”, il manager poi diventato consulente economico di Matteo Renzi e oggi nell’organigramma di Eataly di Farinetti, ottenne la somma di 33,7 milioni come corrispettivo della vendita di 813.500 azioni Luxottica all’azionista di riferimento, cioè la Delfin di Leonardo Del Vecchio. In totale l’assegno staccato arrivò a circa 45 milioni di euro.

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