Meloni a Tunisi con missione europea, aiuti per fermare i migranti

Meloni a Tunisi con missione europea, aiuti per fermare i migranti
Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni e Mark Rutte
11 giugno 2023

Giorgia Meloni arriva oggi a Tunisi, dopo la visita “lampo” di martedì, ma questa volta porta con sé la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro Mark Rutte ma, soprattutto, un pacchetto di aiuti concreti da parte di Bruxelles. Aiuti, circa 900 milioni, senza i quali la Tunisia rischia il default. Il Paese è sull’orlo della bancarotta: inflazione fuori controllo (oltre il 10%), alta disoccupazione, con punte del 37% tra i giovani, debito al 90% del Pil. Una situazione che ha provocato prima malcontento, poi proteste, a cui il presidente Kais Saied ha risposto con una virata di presidenzialismo che sfiora, se non oltrepassa, il confine dell’autoritarismo. La destabilizzazione tunisina ha provocato, per l’Italia, un notevole aumento dei flussi migratori: da qui parte oltre la metà dei migranti diretti verso le nostre coste. Non tutti, naturalmente, sono tunisini, la maggior parte, anzi, viene dall’Africa subsahariana, e da qui si imbarca.

 

L'”effetto domino”

 

Se la Tunisia crollasse, è la convinzione di Meloni, si creerebbe un “effetto domino” con, potenzialmente, 900 mila partenze. Da qui l’impegno della premier per cercare di sbloccare il prestito da 1,9 miliardi del Fondo monetario internazionale, incagliato da tempo. L’Fmi, per erogare le risorse, chiede riforme (tra cui il risanamento delle imprese pubbliche e la riduzione dei sussidi) che Saied non accetta. “Nessun diktat: chi fornisce ricette già pronte è come un medico che scrive una ricetta prima di diagnosticare una malattia”, ha ripetuto a Meloni martedì scorso. Aprendo però uno spiraglio. La presidente del Consiglio, infatti, gli ha prospettato il ‘pacchetto’ di aiuti da parte dell’Europa e Saied ha dato il via libera – per la prima volta – all’incontro con von der Leyen. La stessa Meloni e Rutte – tra cui c’è uno stretto legame e che rappresentano le due ‘anime’ dell’Ue – sono in qualche modo ‘garanti’ dell’impegno a dare aiuti, sotto forma di investimenti e progetti di cooperazione e sostegno.

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La premier ottimista

 

Certo l’intesa è ancora tutta da costruire, tanto che l’incontro con Saied (e con la premier Najla Bouden) non avrà i crismi dell’ufficialità: due ore in tutto, dalle 10 alle 12, niente giornalisti, alla fine solo uno “statement”. Ma la premier, che sulla questione ha lavorato molto nelle ultime settimane, dà segnali di ottimismo. La proposta europea, ha detto martedì, è “un pacchetto di sostegno integrato, di finanziamenti e di opportunità importanti” a cui si aggiunge l’impegno italiano per “il sostegno al bilancio tunisino e l’apertura di linee di credito a favore soprattutto dello sviluppo”, che si sommerebbero ai progetti di cooperazione da 700 milioni già in atto. Anche il primo via libera al Patto per l’Immigrazione e l’Asilo, con i ‘rimborsi’ ai Paesi verso cui verrà rimpatriato chi non ha diritto alla protezione, potrebbero offrire una prospettiva allettante per Tunisi. Sia von der Leyen che Meloni, comunque, sono consapevoli del fatto che l’aiuto europeo non sarà sufficiente per mettere a posto la disastrata situazione tunisina.

 

Sblocco dei fondi del Fmi

 

Il raggiungimento di un’intesa, però, per la presidente del Consiglio, sarebbe “propedeutico” allo sblocco dei fondi del Fmi. Meloni ne ha parlato a Hiroshima, insieme alla presidente della Commissione, a margine del G7, con la direttrice del Fondo Kristalina Georgieva (che nei prossimi giorni vedrà Antonio Tajani) ha cui ha chiesto di superare le sue “rigidità”, perché se è “comprensibile” la richiesta di “garanzie” così facendo “rischiamo di peggiorare situazioni che sono già compromesse”. Dall’altro lato anche Saied – è il messaggio lanciato martedì – deve avere un approccio “pragmatico”. L’obiettivo finale è “limare” alcune delle condizioni poste, ad esempio il taglio dei sussidi che, in questo momento, potrebbe scatenare una reazione della cittadinanza potenzialmente incontrollabile. Qualche ‘sconto’ sulle riforme, magari anche sotto forma di un allungamento dell’arco temporale, potrebbe portare alla soluzione. Almeno questo è il progetto di Meloni, se potrà aver successo si inizierà a vedere da domani.

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