Milano, frodi fiscali e affitti in nero a immigrati: ecco come funziona il ‘sistema Bianco’

13 gennaio 2017

Un vortice di società schermo, aperte e chiuse nel giro di pochi mesi e sempre intestate a prestanome, per emettere fatture false e creare così fittizi crediti Iva da portare a detrazione l’anno successivo. E’ questo semplice ma collaudato meccanismo di frode fiscale che gli ha consentito di creare un vero e proprio impero immobiliare fatto fruttare mediante l’affitto di appartamenti in nero ad immigrati extracomunitari. Eccolo, il “sistema” messo a punto da Domenico Bianco, pluripregiudicato commercialista milanese di 78 anni, riuscito nel giro di pochi anni a realizzare una fortuna: almeno 6 milioni di euro secondo le stime “prudenti” dei carabinieri che questa mattina gli hanno confiscato beni mobili e immobili equivalenti al profitto del reato. Una maxi confisca, quella disposta dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano, che ha riguardato in tutto 64 rapporti finanziari e 40 immobili. Tra le altre proprietà confiscate tra Milano, Arese Rho e Monza, anche 22 appartamenti, 11 box, 2 negozi, un ufficio e un capannone industriale.

IL MAGO “Il mago della frode fiscale”, lo ha definito Canio Giuseppe La Gala, il comandante provinciale dei carabinieri che hanno condotto le indagini. Bianco lavorava soprattutto per conto di imprenditori lombardi intenzionati ad occultare il loro patrimonio. Lo faceva “con straordinaria lucidità”, come ha precisato il maggiore dei carabinieri Francesco Contiero, anche grazie collaborazione di altri due commercialisti, i fratelli Rocco e Domenico Cristodaro, “consulenti fiscali al soldo della criminalità organizzata” e soprattutto della famiglia mafiosa dei Mangano. Dalle indagini non sono tuttavia emersi contatti diretti tra Bianco ed esponenti delle famiglie mafiose. Le società aperte dal fiscalista 78enne erano tutte intestate a prestanome inconsapevoli, per lo più di origine peruviana, fatti figurare come amministratori e retribuiti con stipendi mensili compresi tra i 500 e i 1.000 euro.

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SISTEMA SPALLONI Il denaro accumulato con il meccanismo dei finti crediti Iva veniva poi trasferito su conti correnti di banche dell’Est europeo, soprattutto in Croazia e Ungheria, e fatto rientrare in Italia attraverso il classico sistema degli “spalloni”. Uno di questi è stato fermato mentre nascondeva nella sua auto una somma di circa 4 milioni di euro in contanti. “Ci sono tecniche più raffinate per trasferire denaro, ma evidentemente il trasporto da parte degli spalloni resta un metodo ancora valido”, ha commentato il pm della Dda Alessandra Dolci. “L’obiettivo delle misure di prevenzione – ha aggiunto il magistrato – è quello di aggredire i patrimoni di presunta provenienza illecita ed evitare il rinsaldamento delle tre tipiche macroaree di devianza: evasione, corruzione e crimine organizzato”. Bianco è stato colpito anche da misure di carattere personale: il Tribunale lo ha sottoposto al regime di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza ed interdetto dall’intrattenere rapporti di qualsiasi tipo con la sua rete di teste di legno. “Bisognerebbe istituire un albo dei prestanomi”, ha ironizzato il pm Dolci.

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