Missili ipersonici iraniani colpiscono Israele: almeno otto morti. Aerei cisterna Usa in entrano in azione

Teheran scatena l’inferno con i Fatah su Tel Aviv e Haifa. Netanyahu promette vendetta mentre l’Europa tenta la mediazione, ma il dado è tratto

missili ipersonici Fatah (1)

Otto morti e quasi trecento feriti: è questo il drammatico bilancio degli attacchi missilistici che l’Iran ha scatenato contro Israele nella notte, utilizzando per la prima volta su larga scala i temibili missili ipersonici Fatah. Una escalation militare senza precedenti che ha fatto tremare le fondamenta del Medio Oriente e acceso la miccia di quella che potrebbe trasformarsi in una guerra regionale.

Terrore su Tel Aviv e Haifa: l’ambasciata USA nel mirino

Le metropoli israeliane si sono risvegliate sotto un cielo di fuoco. Tel Aviv e Haifa, cuore pulsante dell’economia e della difesa israeliana, sono finite nel mirino della Repubblica islamica con una pioggia di missili che ha seminato morte e distruzione. Particolarmente drammatica la situazione a Haifa, dove i soccorritori hanno estratto dalle macerie tre corpi senza vita.

L’offensiva iraniana non ha risparmiato nemmeno gli obiettivi diplomatici: un missile balistico ha centrato la sede dell’ambasciata americana a Tel Aviv, causando danni minori ma mandando un messaggio inequivocabile a Washington.

“Le strutture diplomatiche statunitensi a Gerusalemme resteranno sigillate per l’intera giornata”, ha annunciato con tono grave l’ambasciatore Mike Huckabee, testimone diretto della nuova fase del conflitto. Anche Eilat, porta sul Mar Rosso, è finita sotto il fuoco nemico, benché fortunatamente senza vittime.

La furia di Netanyahu: “Teheran pagherà carissimo”

La risposta israeliana è arrivata come un pugno di ferro. Il ministro della Difesa Israel Katz ha tuonato dalle stanze del potere: “I residenti di Teheran pagheranno un prezzo altissimo per questa follia”. Parole che suonano come una dichiarazione di guerra totale contro quello che Katz ha definito “il vanitoso dittatore di Teheran trasformatosi in un vile assassino che massacra deliberatamente civili innocenti”.

Le Forze di Difesa Israeliane non hanno perso tempo: già all’alba hanno lanciato raid chirurgici contro i centri nevralgici della Forza Quds, l’élite dei Guardiani della Rivoluzione iraniana. Secondo l’intelligence militare, da questi bunker sarebbero partiti gli ordini per gli “attacchi terroristici contro Israele attraverso i proxy iraniani sparsi per tutto il Medio Oriente”.

Ma la minaccia resta incombente: nonostante i bombardamenti israeliani sui siti strategici iraniani, Teheran conserva ancora “migliaia di missili balistici” pronti a scatenare l’apocalisse.

L’Iran sfida il mondo: “Il prossimo round sarà devastante”

Dall’altra parte del fronte, l’Iran non arretra di un millimetro. Gli attacchi notturni sono stati “più letali dei precedenti”, rivendica con orgoglio la Repubblica islamica, promettendo che “il prossimo round sarà ancora più distruttivo”. Una minaccia che fa tremare i palazzi di mezzo mondo.

Il presidente Masoud Pezeshkian ha chiamato a raccolta il popolo iraniano: “Unitevi per resistere all’aggressione sionista. L’entità sionista non riuscirà a piegarci con omicidi e assassinii”. Parole di fuoco che risuonano come un appello alla jihad regionale.

Sul fronte nucleare, Pezeshkian ha giocato la carta della diplomazia: “Non vogliamo possedere armi nucleari, non siamo noi ad aver abbandonato i negoziati”, ha dichiarato, pur rivendicando il sacrosanto diritto iraniano all’energia atomica civile. Una posizione che lascia aperti scenari inquietanti.

Washington mobilita l’armada: trenta aerei cisterna in volo

Mentre il Medio Oriente brucia, gli Stati Uniti hanno messo in moto la più imponente operazione logistica militare degli ultimi decenni. Oltre trenta aerei cisterna KC-135 e KC-46 sono decollati dalle basi americane diretti verso l’Atlantico, in quello che il Military Watch Magazine definisce “un dispiegamento senza precedenti”.

Due gli scenari sul tavolo dei generali del Pentagono: rifornire in volo la flotta israeliana impegnata nei bombardamenti contro l’Iran, oppure preparare il terreno per un intervento militare diretto americano. Gli analisti militari non hanno dubbi: la vulnerabilità dei caccia occidentali – l’F-35 ha un raggio d’azione di appena mille chilometri contro i duemila dei velivoli russi e cinesi – rende indispensabile il supporto aereo.

Washington ha già schierato i sistemi antimissile THAAD e cacciatorpediniere AEGIS per proteggere Israele dalla pioggia di razzi iraniani, ma la mobilitazione delle cisterne volanti lascia intendere preparativi per operazioni ben più vaste.

L’Europa tenta la mediazione, ma il dado è tratto

Sul fronte diplomatico, Ursula von der Leyen ha incontrato Benjamin Netanyahu a margine del G7 canadese, tentando la carta della mediazione.

“Serve una soluzione negoziata”, ha implorato la presidente della Commissione europea, ribadendo la linea dura dell’Unione: “L’Iran non potrà mai dotarsi dell’arma nucleare”.

Ma mentre i diplomatici parlano, le armi tuonano e il Medio Oriente scivola verso l’abisso di una guerra che potrebbe ridisegnare gli equilibri mondiali.

Il mondo sull’orlo del baratro

L’utilizzo dei missili ipersonici Fatah segna una svolta epocale nel conflitto israelo-iraniano. Teheran ha dimostrato di possedere armi capaci di penetrare qualsiasi difesa, mentre Israele ha promesso una vendetta che potrebbe incendiare l’intera regione.

Con gli Stati Uniti pronti all’intervento diretto e l’Iran che minaccia distruzione totale, il mondo si trova sull’orlo di una guerra che potrebbe trascinare nel vortice tutte le potenze regionali. Il dado è tratto, e solo il tempo dirà se la diplomazia riuscirà a fermare la corsa verso l’apocalisse mediorientale.