Myanmar, terremoto miete oltre 2.700 vittime: 1,6 milioni di sfollati tra macerie e disperazione

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Oltre 2.700 morti, quasi 4.000 feriti e più di 1,6 milioni di sfollati: sono i numeri strazianti del violento terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito il Myanmar, lasciando intere città in macerie e una popolazione già stremata da anni di guerra civile. Le immagini diffuse dall’UNHCR mostrano un Paese in ginocchio: famiglie accampate all’addiaccio tra le strade, edifici ridotti a cumuli di detriti e ospedali sovraffollati, mentre le scosse di assestamento continuano a seminare paura.

Emergenza nei campi profughi: “Mancano rifugi e cure”

Le aree più colpite, tra cui Mandalay e Naypyidaw, erano già teatro di una crisi umanitaria, con milioni di sfollati interni a causa del conflitto. Ora, il sisma ha reso tutto più drammatico: “Il 45% degli sfollati del Paese vive proprio nelle zone devastate”, sottolinea l’UNHCR, che ha avviato la distribuzione di aiuti d’emergenza per 25.000 persone. Ma i bisogni superano di gran lunga i soccorsi: tende, acqua potabile e farmaci scarseggiano, mentre si moltiplicano i rischi di violenze e traffico di esseri umani.

Corse contro il tempo per trovare i dispersi

Squadre di soccorso scavano a mani nude tra le macerie alla ricerca di sopravvissuti, ma centinaia di persone risultano ancora disperse. “Ogni minuto conta”, avvertono i volontari, mentre la pioggia e le strade distrutte ostacolano gli interventi. Intanto, l’Onu lancia l’allarme sui minori non accompagnati e sulle donne esposte a violenze, chiedendo alla comunità internazionale un impegno immediato.

Un disastro che si aggiunge alla guerra

Il terremoto ha colpito un Paese già piegato da quattro anni di combattimenti, dove infrastrutture e sistema sanitario erano al collasso. Ora, con interi villaggi isolati e comunicazioni interrotte, la paura è che il bilancio possa aggravarsi. Per il Myanmar, già attraversato da tensioni politiche, si apre una nuova, lunga notte.