Naufragio coste libiche, 29 migranti sopravvissuti. Unhcr: “Mancano almeno 239 persone”

Naufragio coste libiche, 29 migranti sopravvissuti. Unhcr: “Mancano almeno 239 persone”
3 novembre 2016

Sono arrivati questa notte a Lampedusa, all’1.15, i 29 sopravvissuti al naufragio avvenuto davanti alle coste libiche. Ieri erano stati recuperati 12 cadaveri. La portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami, ha raccolto a Lampedusa alcune testimonianze. “I superstiti parlano di due nuovi naufragi. Mancano almeno 239 persone”, afferma. Tra i sopravvissuti, in prevalenza provenienti dalla Guinea, anche una persona con gravi ustioni. I sopravvissuti hanno detto che nonostante le cattive condizioni meteo sono stati costretti comunque a prendere il mare. I 29 giunti a Lampedusa erano sotto shock e alcuni di loro non si reggevano in piedi. Intanto, al centro d’accoglienza dell’isola ci sono circa 700 ospiti, mentre resta ancora inutilizzabile un’ala della struttura che lo scorso maggio ha subito l’ennesimo incendio. Il centro, in questo momento, potrebbe ospitare non più di 350 persone.

Tra le vittime dei naufragi ci sarebbero, secondo quanto riferito alle organizzazioni umanitarie a Lampedusa, almeno 18 donne e 6 bambini. Lo conferma anche Carlotta Sami, che denuncia: “Ancora una volta dobbiamo assistere a tutto questo. Molte piu’ vite potrebbero essere salvate assicurando vie legali di protezione. La soluzione e’ nota, ma non popolare: modalita’ legali per asilo e migrazione”. Tre migranti sono in cura in ospedale, uno di loro e’ in gravi condizioni per ustioni in gran parte del corpo. Ustioni hanno riportato anche altri e alcuni sono stati trasferiti in elisoccorso a Palermo. “Una tragedia senza fine”, per l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, “sono 4220 le vittime dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo”, ribadisce Leonard Doyle, portavoce dell’Oim. “Persone morte cercando sicurezza nell’Unione europea”, conclude Sami. Sotto choc e’ anche il sindaco dell’isola, Giusi Nicolini, che pure ne ha viste e sentite moltissime in questi anni, tra sbarchi e drammi continui. Oggi ha ascoltato il racconto dei sopravvissuti, in particolare di due donne, le uniche rimaste in vita di un gommone affondato con il suo disperato carico umano di 138 persone. “Una loro – riferisce – ha detto di avere perso il figlioletto di due anni e mostrava la sua foto, un’altra la sorella incinta. Quando i gommoni, pieni all’inverosimile e allagati, hanno ceduto, sono tutti finiti in acqua e i poverini hanno tentato di aggrapparsi a qualunque cosa, persino ai morti, pur di non affondare”. Per Nicolini “a volte sarebbe meglio il silenzio davanti alle tante cose che si dicono a sproposito. Di certo e’ finito il tempo delle parole. Occorre prendere presto delle decisioni efficaci, in fretta e a ogni livello”, a partire naturalmente dall’Europa. Ieri, nel corso dell’intervento di soccorso, erano stati salvati ventinove migranti e recuperati dodici cadaveri da un gommone semi-affondato, 25 miglia a nord delle coste libiche.

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