Nel 2015 già 752 persone sono morte sul lavoro. E la politica sta a guardare

Nel 2015 già 752 persone sono morte sul lavoro. E la politica sta a guardare
11 ottobre 2015

di Giuseppe Novelli

Già viene definito un “Annus Horribilis” per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro.  La Sogeea SpA, azienda specializzata nel settore, non ha dubbi:  “I dati Inail relativi al periodo gennaio-agosto sono impietosi sia in termini assoluti sia relativamente al rapporto tra vittime e numero di occupati: 752 lavoratori hanno perso la vita, ben 100 in più rispetto agli stessi mesi del 2014, e l’indice di mortalità è tornato a crescere, attestandosi di nuovo a ridosso dei 3,5 decessi ogni 100.000 occupati, nettamente al di sopra della media europea”. Per il presidente della stessa società, Sandro Simoncini, che è anche docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma, “siamo di fronte a un’inversione di tendenza rispetto all’ultimo decennio che non può che preoccupare”, quindi, “siamo tutti chiamati a una profonda riflessione e a proporre delle contromisure efficaci”. Per il docente, tuttavia, lo scenario è ancor più drammatico perché “le statistiche dell’Inail non tengono conto, ad esempio, dei lavoratori assicurati con altri istituti, delle partite Iva individuali e, ovviamente, dell’economia sommersa, che soprattutto nell’edilizia e in agricoltura rappresenta un fenomeno non certo marginale”. Per arginare questa deriva, secondo ancora Simoncini, bisogna intervenire su almeno tre fronti: aumentare le spese per i controlli, che viceversa in questi ultimi anni hanno subìto ingenti tagli; puntare su figure altamente specializzate, in particolare evitando che sugli affidamenti di incarico a professionisti responsabili della sicurezza si possa operare con il metodo del ribasso di offerta; semplificare la legislazione in materia, rendendola più facilmente comprensibile e applicabile anche alle piccole imprese, che in Italia rappresentano il settore maggiormente colpito dal problema degli incidenti sul lavoro”.

IL SOTTOSEGRETARIO Per il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, “occorre fare più luce sul lavoro sommerso sulle condizioni disumane che caratterizzano il lavoro di molti extra-comunitari e occorre intensificare gli sforzi contro la piaga del caporalato, vera e propria forma di schiavitù che questa estate è ritornata alla ribalta delle cronache per episodi davvero incresciosi”. Quindi, secondo Ferri, “occorre innalzare i livelli di protezione della sicurezza di tutti gli ambienti di lavoro”.

PRESIDENTE COMMISSIONE Nel giorno dedicato dall’Anmil alle vittime di infortuni nel lavoro, il presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi ribadisce l’impegno per “una legge di rafforzamento delle tutele degli infortunati e dei loro congiunti, politiche di ritorno alla vita attiva per tutti, un ripensamento di tutta la regolazione sulla salute e sicurezza nel lavoro. Dobbiamo seguire la via indicata dalla società di medicina del lavoro che suggerisce il modello svedese fatto di pochi adempimenti formali e di molte buone pratiche affidate in sussidiarietà alle professioni esperte. Dobbiamo orientare ogni imprenditore alla concreta sicurezza dei luoghi di lavoro piuttosto che al formalismo dei pezzi di carta”.

LA CGIL “Gli infortuni e le morti sul lavoro continuano a rappresentare un’emergenza per il nostro Paese”, sottolinea la Cgil, commentando i dati diffusi dall’Anmil in occasione della 65esima Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro, relativi ai primi otto mesi del 2015, che vedono un aumento delle denunce di infortuni mortali del 15% rispetto allo stesso periodo 2014. “La prevenzione degli incidenti sul lavoro – aggiunge il sindacato della Camusso – devono diventare una priorità per il Paese e un impegno centrale per tutte le imprese”. E per il sindacato di corso d’Italia, “devono altresì essere messe in campo tutte le misure necessarie per assicurare livelli sempre più alti di sicurezza e di tutela nei luoghi di lavoro”.

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