Omicidio Khashoggi, Arabia Saudita infligge 5 condanne a morte. ma dubbi su quello che per l’Onu è stata un’esecuzione

23 dicembre 2019

Sono cinque le persone condannate a morte dal Tribunale di Riad per l’uccisione del giornalista saudita, Jamal Khashoggi, al consolato saudita di Istambul. Ma non e’ stato incriminato Saud al Qahtani, il fidato consigliere del principe ereditario, Mohamed bin Salman (MbS), che era accusato di aver supervisionato l’omicidio. Ed e’ stato prosciolto il generale Ahmed al Assiri, ex numero due dell’intellingence saudita, per “insufficienza di prove”. E’ stato anche prosciolto il console saudita a Istanbul, Mohammad al Otaibi, perche’ neppure nei suoi confronti sono state trovate prove sufficienti. Una sentenza che per Reporters sans frontiers (Rsf) “ridicolizza la giustizia”. La Turchia si e’ spinta anche oltre e ha detto che questa “non e’ giustizia”. “Il tribunale ha condannato a morte cinque uomini che erano direttamente coinvolti nell’assassinio”, ha dichiarato il procuratore saudita in una nota.

Al Qahtani era stato interrogato ma non e’ stato accusato “per mancanza di prove” e il generale Assiri era stato accusato ma poi assolto per gli stessi motivi, secondo la dichiarazione del procuratore generale. Altre tre degli undici indagati sono stati condannati a pene detentive per un totale di 24 anni, ma di costoro non sono stati resi ne’ l’identita’ ne’ le pene specifiche. Secondo il portavoce della procura, l’inchiesta ha dimostrato che non c’era alcuna intenzione di uccidere Khashoggi, visto che tra gli accusati e la vittima non c’era “inimicizia”. Secondo la relazione del procuratore, il tribunale di Riad, responsabile del caso, ha tenuto un totale di nove udienze alla presenza di rappresentanti della comunita’ internazionale e di parenti di Jamal Khashoggi, i suoi figli oltre a rapppresentanti turchi. “Abbiamo concluso che l’omicidio di Khashoggi non era previsto”, si legge nella dichiarazione della procura.

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Secondo il segretario generale di Rsf, Christophe Deloire, il processo non ha rispettato i “principi di giustizia riconosciuti a livello internazionale” e le sentenze di condanna a morte potrebbero essere “un modo per mettere a tacere per sempre i testimoni dell’assassinio”; e ha denunciato “la natura discrezionale” delle decisione del tribunale, come quella che ha visto assolti il consigliere di Mohammed bin Salman e l’ex numero due dell’intelligence di Riad. “Ci auguriamo che l’Arabia Saudita rimedi con un processo d’appello pubblico e con delle prove. Non e’ facendo giustizia in questo modo che il regno ricostruira’ la sua immagine”, ha concluso Deloire. Khashoggi, editorialista del Washington Post, dissidente e critico con il governo saudita, fu assassinato il 2 ottobre del 2018 nel consolato saudita a Istanbul: un omicidio dai contorni raccapriccianti, per il quale le Nazioni Unite e il Senato americano hanno chiamato in causa direttamente il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, spesso presentato invece come un modernizzatore.

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