Onda popolusta travolgerà Renzi? Media internazionali puntano riflettori su premier

Onda popolusta travolgerà Renzi? Media internazionali puntano riflettori su premier
10 novembre 2016

L’elezione negli Stati uniti di Donald Trump a spese di Hillary Clinton sposta l’attenzione dei media internazionali dall’America all’Italia e diverse testate , non solo europee, si chiedono se, dopo la candidata democratica, il prossimo a essere travolto dall’onda populista non possa essere il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il riferimento è, in particolare, al referendum confermativo della riforma costituzionale del 4 dicembre, nel quale una vittoria del “no” potrebbe rivelarsi fatale per il capo di governo e per il suo Partito democratico, che potrebbe trovarsi in seri guai in vista di prossime elezioni, con il Movimento cinque stelle pronto ad approfittarne. “I partiti populisti e nazionalisti hanno accresciuto la loro quota di voto significativamente in molti paesi vulnerabili dell’Europa della moneta unica (quasi certamente il prossimo punto focale dell’ansia dei mercati), particolarmente in Italia, Francia e forse Germania. (…) Il Paese da guardare è l’Italia”, scrive sul South China Morning Post, il principale giornale di Hong Kong, Nicholas Spiro. Il commentatore ricorda la data del referendum e segnala che, se vincesse il “no”, il beneficiario principale sarebbe il M5S, che “vuole un altro referendum per lasciare l’euro”. Nelle settimane a venire, insomma, “la sensibilità degli investitori per la crescente volatilità del contesto politico probabilmente crescerà significativamente” e il “rischio Trump potrebbe lasciare il passo al rischio Renzi”.

E’ uno scenario che viene evocato dal giornale francese Le Monde e che condivide anche il britannico Telegraph, che in un articolo: “Il primo ministro dell’Italia potrebbe essere la prossima vittima del ricatto populista, perché la vittoria di Trump rafforza i suoi oppositori”. In Russia, invece, la preoccupazione è espressa in particolare da siti economici. Finam.ru, una testata specializzata, pur dando una valutazione ottimistica delle ricadute della vittoria a sorpresa di Trump sui mercati internazionali, sottolinea che il vero fattore d’incognita della vittoria di Trump è politico. “ora che sono passate l’elezioni Usa, l’attenzione va ai prossimi appuntamenti, il primo dei quali è il referendum costituzionale in Italia”. L’Economist, dal canto suo, pur inquadrando allo stesso modo la questione, arriva lascia aperto il finale a diverse conclusioni. “Il prossimo grande test per l’establishment – scrive – sarà in Italia il 4 dicembre. Se il “no” dovesse prevalere, questo rappresenterebbe “il preludio a elezioni generali dalle quali il Movimento cinque stelle uscirebbe trionfante”. Tuttavia, precisa il sito del settimanale, non è detto che le cose vadano così. Qustro scenario “presuppone che gli elettori italiani siano incoraggiati dalle elezioni americane a diventare più populisti e più anti-establishment”. Ma “questo non è certo: essi potrebbero voler scegliere il diavolo che conoscono”. In ogni caso, anche per l’Economist, il “no” è il risultato “più probabile” che darebbe “l’ultimo pezzo di prova che gli elettori nei paesi occidentali sono sempre più disillusi e delusi da chi sta al potere. E non sarà l’ultimo: la Francia vota in primavera”.

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