Operazione antimafia nel Palermitano, in manette 4 persone

Operazione antimafia nel Palermitano, in manette 4 persone
27 gennaio 2015

In un’operazione antimafia i carabinieri di Corleone in provincia di Palermo hanno arresto 4 persone, tra boss e gregari, accusati di estorsione. L’indagine, denominata “Grande passo 2” è coordinata dalla DDA di Palermo (Procuratore Aggiunto Leonardo AGUECI) e condotta sui mandamenti mafiosi di Corleone e Misilmeri/Belmonte Mezzagno. I provvedimenti sono scaturiti da un’attività investigativa sviluppata in prosecuzione delle indagini che hanno colpito recentemente gli esponenti delle famiglie mafiose di Corleone e Palazzo Adriano. Le indagini, sviluppate attraverso attività tecniche e servizi di osservazione e pedinamento, ma anche grazie alla collaborazione di vittime di estorsioni, hanno permesso di ricostruire e delineare ancor meglio l’intero assetto della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano, di quella di Corleone e i rapporti del citato Mandamento con quelli limitrofi, nel dettaglio con la famiglia mafiosa di Villafrati.

Sono 4 i casi di estorsione ai danni di imprenditori edili e del commercio, ricostruiti dagli inquirenti. Per la prima volta è stata constatata la preziosa collaborazione delle vittime che hanno offerto il loro contributo, abbandonando l’atteggiamento di reticenza che fin ora ha caratterizzato gli imprenditori e gli esercenti nel territorio di Corleone. Il muro di omertà degli imprenditori e dei commercianti ha ceduto di fronte all’operato repressivo svolto negli ultimi tempi e alla professionalità dimostrata da magistrati e investigatori, i quali hanno saputo rassicurare ed infondere fiducia nelle vittime. Queste ultime hanno così deciso di raccontare senza alcun riserbo il meccanismo di pagamento del “pizzo”.

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Gli imprenditori o i commercianti erano chiamati a versare le somme estorte sia alle famiglie mafiose presenti nel proprio paese di origine sia a quelle operative nelle aree ove l’attività economica si svolge. Altro elemento di novità appurato è che il pizzo era richiesto anche ai singoli esercizi commerciali o per l’esecuzione di lavori di edilizia privata. Un imprenditore è stato costretto a pagare per due volte il pizzo relativo allo stesso lavoro rispettivamente a due esponenti di famiglie mafiose in contrapposizione tra loro.

 

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