Papa a convegno con Fmi: allegerire debito di paesi indebitati

Papa a convegno con Fmi: allegerire debito di paesi indebitati
La direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, il ministro delle Finanze argentino, Martin Guzman e papa Francesco
5 febbraio 2020

“Quando gli organismi multilaterali di credito accertano le diverse nazioni, è importante tenere in considerazione gli elevati concetti di giustizia fiscale, i presupposti pubblici responsabili nel loro indebitamento e, soprattutto, la promozione effettiva e dei più poveri per renderli protagonisti nel contesto sociale”: lo ha detto il Papa intervenuto a sorpresa questo pomeriggio ad un convegno in Vaticano alla presenza della direttrice generale del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva e del ministro delle Finanze argentino, Martin Guzman. Questi organismi, ha detto Francesco parlando in spagnolo, devono ricordare la “propria responsabilità di fornire assistenza allo sviluppo alle nazioni povere e alleggerire il debito per le nazioni fortemente indebitate”. Papa Francesco ha lamentato che “le persone povere nei Paesi fortemente indebitati soffrono di una pressione fiscale opprimente e di tagli ai servizi sociali, mentre i loro governi pagano debiti contratti in modo insensibile e insostenibile”. Così il debito pubblico, contratto “per promuovere e incoraggiare lo sviluppo economico e produttivo di un Paese”, può diventare un fattore che danneggia il tessuto sociale. “Siete i leader finanziari ed esperti economici del mondo. Insieme ai vostri colleghi, aiutate a stabilire le regole fiscali globali, informate il pubblico globale sulla nostra situazione economica e consigliate i governi del mondo in tema di bilanci. Conoscete di prima mano quali sono le ingiustizie della nostra attuale economia globale”, ha detto il Papa: “Lavoriamo insieme per porre fine a queste ingiustizie”.

E quando gli organismi multilaterali di credito forniscono consulenza ai diversi governi, devono far passare i “concetti elevati della giustizia fiscale, dei bilanci pubblici responsabili del loro indebitamento e, soprattutto, di una promozione effettiva dei più poveri nella trama sociale che li renda protagonisti. Ricordate loro la responsabilità che hanno di offrire assistenza per lo sviluppo alle nazioni povere e di alleggerire il debito per le nazioni fortemente indebitate. Ricordate loro l’imperativo di fermare il cambiamento climatico provocato dall’uomo, come hanno promesso tutte le Nazioni, in modo da non distruggere le fondamenta della nostra Casa comune”. “Il mondo è ricco e, tuttavia, i poveri aumentano intorno a noi. Secondo i rapporti ufficiali, quest’anno il reddito mondiale sarà di quasi 12.000 dollari pro capite. Eppure, centinaia di milioni di persone vivono ancora in condizioni di estrema povertà, senza cibo, alloggio, assistenza sanitaria, scuole, elettricità, acqua pulita e servizi igienici adeguati e indispensabili”, ha detto il Papa. Siamo tutti responsabili di aver permesso che il divario tra la povertà estrema e la ricchezza (“a sua volta estrema”) “si ampliasse fino a diventare il più grande della storia”, ha detto il Papa. Le cinquanta persone più ricche del mondo hanno un patrimonio esorbitante. “Queste cinquanta persone da sole potrebbero finanziare l’assistenza sanitaria e l’istruzione di ogni bambino povero del mondo, sia attraverso le tasse, sia attraverso iniziative filantropiche o entrambe. Queste cinquanta persone potrebbero salvare milioni di vite ogni anno”.

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Per Francesco, “le strutture del peccato oggi includono ripetuti tagli delle tasse per le persone più ricche, spesso giustificati in nome degli investimenti e dello sviluppo; paradisi fiscali per i profitti privati e aziendali, e la possibilità di corruzione da parte di alcune delle più grandi società del mondo, non di rado in sintonia con l’establishment politico al potere. Ogni anno centinaia di miliardi di dollari, che dovrebbero essere pagati in imposte per finanziare l’assistenza sanitaria e l’istruzione, si accumulano nei conti dei paradisi fiscali, impedendo così la possibilità di uno sviluppo dignitoso e sostenuto per tutti gli attori sociali”. Ma “non siamo condannati alla disuguaglianza universale”, ha detto Francesco. “Questo rende possibile un nuovo modo di affrontare gli eventi, che consenta di trovare e generare risposte creative alla sofferenza evitabile di tante persone innocenti; ciò implica accettare che, in non poche situazioni, ci troviamo di fronte a una mancanza di volontà e di determinazione a cambiare le cose e, soprattutto, le priorità”. E’ una questione di priorità, ha detto il Papa: “Se promuovere meccanismi socio-economici che umanizzino la società”, oppure, al contrario, un sistema che giustifica pratiche “che riescono solo ad aumentare il livello di ingiustizia e di violenza sociale”. Oggi, per Francesco, “il livello di ricchezza e di tecnica accumulato dall’umanità, come pure l’importanza e il valore che i diritti umani hanno acquisito, non ammettono più scuse”.

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Francesco ha citato Giovanni Paolo II: “Se è giusto che i debiti debbano essere pagati non è lecito, però, chiedere o pretendere un pagamento, quando questo verrebbe ad imporre di fatto scelte politiche tali da spingere alla fame e alla disperazione intere popolazioni. Non si può pretendere che i debiti contratti siano pagati con insopportabili sacrifici”. Quindi è necessario, proseguiva Papa Wojtyla, “trovare modalità di alleggerimento, di dilazione o anche di estinzione del debito, compatibili col fondamentale diritto dei popoli alla sussistenza ed al progresso”. E anche gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile approvati all’unanimità da tutte le nazioni, ha detto ancora Francesco, “riconoscono questo punto” e invitano tutti i popoli ad “aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungere la sostenibilità del debito a lungo termine” attraverso politiche coordinate volte a favorire il finanziamento, la riduzione e anche la ristrutturazione del debito, per “ridurre il disagio dei Paesi poveri fortemente indebitati”. Questi, per il Papa, “dovrebbero essere le nuove forme di solidarietà alle quali siamo chiamati oggi, se pensiamo al mondo delle banche e della finanza: l’aiuto allo sviluppo dei popoli rimasti indietro e il livellamento tra i Paesi che godono di un determinato standard e livello di sviluppo e quelli che non sono in grado di garantire il minimo necessario alle loro popolazioni”. askanews

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