Pd discute su data primarie: saranno tra il 5 e il 19 marzo

Pd discute su data primarie: saranno tra il 5 e il 19 marzo
EnricoLetta
27 ottobre 2022

Potrebbe essere il 5 marzo la data per le primarie che eleggeranno il nuovo segretario Pd. E’ questo l’orientamento che starebbe maturando, secondo quanto raccontano diversi parlamentari Pd. Di fatto, un paio di settimane prima del termine posto da Enrico Letta subito dopo le elezioni (“L’inizio della primavera”): un piccolo compromesso tra la richiesta di fare presto reiterata da Stefano Bonaccini e i tempi più lunghi auspicati da una parte del partito. Una decisione definitiva, però, verrà presa solo domani e c’è anche chi avverte: “La discussione è ancora in corso, la data potrebbe essere anche il 12 o il 19”. Letta e Marco Meloni, raccontano, stanno ancora completando il giro di colloqui con tutti i principali esponenti del partito, in contatto anche con gli altri soggetti che dovrebbero partecipare al “congresso costituente”.

Di sicuro, c’è l’esigenza di ripartire, dopo la sconfitta elettorale. M5s da un lato e centristi dall’altro stanno incalzando il Pd e – almeno stando ai sondaggi – rosicchiano voti giorno dopo giorno.  Il rischio di un partito “paralizzato” dal congresso è ben presente nella testa di Letta. Non a caso il segretario oggi ha convocato in segreteria anche i capigruppo, per cercare di collegare l’avvio della fase congressuale con il lavoro di opposizione in Parlamento, che non può aspettare marzo. D’altro canto, Letta ha preso atto che allo stato non c’è la possibilità di un lavoro congiunto con le altre opposizioni. Dicono al Nazareno: “Il Pd non deve perdere tempo ad inseguire chi evidentemente non vuole fare gioco di squadra ed essere invece molto forte nel lavoro in Parlamento, a partire dalla legge di bilancio e nell’individuazione delle battaglie nel Paese”. L’idea è di caratterizzarsi soprattutto “su lavoro e giustizia sociale, diritti e conoscenza e sostenibilità ambientale”, attingendo alle proposte già inserite nel programma elettorale.

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Letta, raccontano, ha poi insistito su un punto: bisogna sottolineare che non sarà un congresso ordinario, si apre una fase costituente per “un nuovo Pd”. Più di un esponente del partito spiega che è fondamentale avviare davvero la fase congressuale, “anche per non andare avanti col `nascondino’ dei candidati fino a gennaio. Prima si ufficializzano le candidature e prima torniamo a parlare di contenuti e a polarizzare l’attenzione”. Non è però l’opinione di tutti. Andrea Orlando, per esempio, dice che prima bisogna ridefinire l’identità del partito: “Quello che si deve fare è provare a chiarire quale è la nostra agenda mettendo al centro i punti fondamentali una idea innovativa della lotta alle diseguaglianze, della tutela dei lavoratori, delle imprese più marginali. La leadership è rilevantissima in un partito che ha risolto il tema della sua identità, in un partito in crisi di identità qualsiasi tipo di leadership rischia invece di essere logorata rapidamente”.

Il fatto è che c’è ancora molta confusione sulle possibili candidature. Come dice un altro parlamentare Pd: “Bonaccini è in pista, e allora ci sono gli altri amministratori locali che dicono: se si candida lui, posso candidarmi anche io. E, sull’altro fronte, c’è Elly Schlein che però è vissuta come un `papa straniero’ dalla sinistra Pd, che storicamente è un po’ restia ad accettare innesti dall’esterno, per usare un eufemismo”. Peraltro, c’è chi teme che la conta Bonaccini-Schlein possa polarizzare troppo il dibattito e, alla fine, spinga gli sconfitti al congresso a muoversi verso altri lidi. Anche per questo, raccontano, c’è chi come Dario Franceschini preferirebbe cercare un candidato più `di centro’, capace di evitare una divisione del partito in `destra e sinistra’.

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